Cfv11/lezione08

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[edit] Elezione e riprovazione

“...ma noi siamo in obbligo di rendere del continuo grazie di voi a Dio, fratelli amati nel Signore, perché Iddio fin dal principio vi ha eletti a salvezza mediante la santificazione dello Spirito e la fede nella verità. A questo egli vi ha pure chiamati per mezzo del nostro Evangelo, onde giungiate ad ottenere la gloria del Signor nostro Gesù Cristo” (2 Tessalonicesi 2:13,14).

Nell’introduzione di una sua predicazione sul tema dell’elezione[1], il famoso predicatore inglese C. H. Spurgeon, dopo aver citato il versetto precedente, afferma:

“Anche se sull'argomento non ci fosse che quest'unico testo nella santa Parola di Dio, penso che noi tutti dovremmo essere tenuti a ricevere e riconoscere la veracità della grande e gloriosa dottrina che Dio, dall'eternità si è scelto una sua famiglia. Sembra però esserci contro questa dottrina un inveterato pregiudizio e, sebbene la maggior parte delle altre dottrine vengano bene o male accolte dai cristiani professanti, alcune con cautela, altre con gioia, tuttavia questa sembra essere la più ignorata e la più avversata. In molti dei nostri pulpiti sarebbe considerato persino un grave peccato ed un tradimento pronunciare un sermone sull'elezione, perché - a dire di alcuni - non sarebbe un discorso 'pratico'. Quest’atteggiamento, però, è un errore che non onora la verità”.

Più avanti nella sua esposizione, fra le testimonianze a suo riguardo, egli cita espressamente la Confessione di Fede valdese, dicendo: “Un'altra autorità umana che vorrei addurre per confermare la dottrina dell'elezione è il vecchio credo valdese. Se leggete il credo degli antichi valdesi, emanato da loro nei tempi più caldi della persecuzione, vedrete che anch'essi sostenevano con coraggio e senza vergogna questa dottrina come parte integrante della Parola di Dio. (...) Non sto predicando quindi alcuna novità; non si tratta di una dottrina nuova. A me piace proclamare queste forti vecchie dottrine. Esse hanno ricevuto il nomignolo di 'calviniste', ma esse sono in modo certo ed autentico verità rivelata di Dio come è in Gesù Cristo. Con questa verità io faccio un pellegrinaggio nel passato, e nel camminare, vedo padre della fede dopo padre, martire dopo martire, che si leva a stringermi la mano. Se io fossi un Pelagiano, o un credente nella dottrina del libero arbitrio, dovrei camminare da solo per secoli. Ecco qui e là un eretico, dal carattere più o meno nobile, che potrebbe allora sorgere e chiamarmi fratello. Ma prendendo queste cose come canone della mia fede, io vedo la terra degli antichi popolata con fratelli miei; vedo moltitudini che confessano la stessa fede che confesso io, e riconosco pure che questa è la religione della Chiesa di Dio”[2].

Condivido di tutto cuore questa prospettiva e, contrapponendomi al revisionismo anche in questo caso proposto dalla chiesa valdese moderna, torno a riproporre anche questo articolo di fede come dottrina rivelata dalla Parola di Dio e la espongo nel modo che segue.

[edit] L’articolo XI

L’articolo 11 della Confessione di fede valdese dice (riporto qui la versione originale in italiano antico con la corrispondente versione originale francese).

Che Iddio cava da quella corruttione e condannatione le persone ch'egli ha elette dinnanzi la fondatione del mondo, non perché egli prevedesse in loro alcuna buona dispositione alla fede o alla santità, ma per la sua misericordia in Jesu Christo suo figliolo, lasciandovi gli altri secondo la raggione sovrana et irreprehensibile della sua libertà e giustitia.

[Nella versione francese manca una frase] "Que Dieu retire de cette corruption et condamnation les personnes qu'il ha esleues (...) par sa misericorde en son fils Iesus Christ y laissant les autres par un droict irreprochable de sa Liberté et Iustice".

Sulla base dei numerosi testi biblici addotti a supporto di questa affermazione e che potete trovare a questo collegamento, potremmo ampliarla in questo modo:

L’umanità nel suo complesso è da considerarsi corrotta, decaduta, perduta e condannata[3]. Nella condanna dell’umanità, Dio dimostra la Sua giustizia. Non tutto, però, è perduto. Dio pure dimostra la Sua misericordia[4] traendo fuori (salvando) dalla corruzione e dalla condanna un certo numero di persone alle quali Egli accorda la Sua grazia. Chi sono queste persone? Si tratta di coloro che, a questo fine, Egli sovranamente ha scelto (eletto) fin da prima della creazione del mondo. Dio ha deciso di concedere loro la grazia della salvezza in Cristo non perché queste persone fossero in sé stesse o sarebbero diventate (da sole) migliori degli altri, ma soltanto sulla base della Sua misericordia, quella che Egli manifesta in Cristo, la cui opera soltanto rende possibile la salvezza degli eletti. Buone disposizioni, fede e santità sono il risultato, la conseguenza, della grazia di Dio negli eletti proprio in quanto Dio li pone in comunione con Cristo e li rende oggetto dell’opera rigenerante dello Spirito Santo.
Il resto dell’umanità è lasciato (abbandonato) giustamente a patire le conseguenze del suo peccato. Quanto Dio così compie nella Sua sovranità e libertà è incontestabile e sempre giusto.

[edit] Approfondimento

[edit] 1. La radicalità del peccato umano

La caduta irreparabile dell’umanità (vedi lezione precedente) è il presupposto imprescindibile sul quale la fede cristiana biblica fonda la sua soteriologia (dottrina della salvezza). A che servirebbe, infatti, la venuta di Cristo e la Sua morte sacrificale in croce se le creature umane potessero salvarsi dai mali che le affliggono con le proprie risorse o magari solo con “un aiutino”[5]? La condizione dell’umanità (di tutte le creature umane così come oggi si trovano), è da considerarsi, così come le Scritture la descrivono, di corruzione, decadimento, condanna e perdizione. Per usare un’espressione di S. Agostino, l’umanità costituisce una “massa perditionis”, è una “stirpe corrotta e condannata”, una “massa condannata”[6]. E’ da questa “massa” che Dio trae (“cava”, ritira, nella CFV) coloro ai quali Egli decide sovranamente di accordare la Sua grazia. Dio sarebbe stato assolutamente giusto se avesse lasciato tutti in condizione di condanna, perché questo è ciò che meritiamo. Difatti, “Non c'è nessuno che capisca, non c'è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono corrotti. Non c'è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno” (Romani 3:10-12). Allo stesso modo, sta nelle Sue sovrane prerogative il concedere la grazia della salvezza a chi Lui vuole secondo la Sua insindacabile e irreprensibile decisione. “Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia in Dio? No di certo! Poiché egli dice a Mosè: «Io avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione di chi avrò compassione». Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:14-16); “Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi” (Salmo 51;4).

[edit] 2. L’elezione

Se è vero com’è vero che nella condanna dell’umanità Dio dimostra la Sua giustizia [“Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare la giustizia di Dio, che diremo? Che Dio è ingiusto quando dà corso alla sua ira?” (Romani 3:5)], non tutto, però, è perduto. Dio pure dimostra così la Sua misericordia[7] traendo fuori (salvando) dalla corruzione e dalla condanna un certo (grande) numero di persone alle quali Egli accorda la Sua grazia.

Si pensi ad un sovrano che accorda la grazia ad alcuni condannati a morte. Se graziasse tutti non sarebbe giusto, perché prenderebbe alla leggera, pregiudicandole, le leggi stesse che la prevedono. Chi sono questi “graziati”? Si tratta di coloro che, a questo fine, Egli sovranamente ha scelto (eletto) fin da prima della creazione del mondo. Ai cristiani di Efeso Paolo dice: “In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui” (Efesini 1:4).Rileviamo come qui l’Apostolo si rivolga ai cristiani di Efeso (non a ...tutti i cittadiini di Efeso indistintamente, ma a coloro che Dio ha condotto al ravvedimento ed alla fede in Cristo). Notiamo come la scelta operata da Dio fosse stata fatta sin da prima della creazione del mondo, prima che essi nascessero e facessero alcunché [“...poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione...” (Romani 9:11)]. Notiamo, infine, come la scelta sia stata fatta in vista di un loro rinnovamento morale, e non a causa di esso. Coloro che giungono al ravvedimento ed alla fede in Cristo scoprono come quanto loro è accaduto non sia capitato per caso e possono dire, facendo eco alle Scritture: “Eravamo, difatti, insensati, ribelli, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri. Vivevamo nella cattiveria e nell'invidia. Eravamo odiosi e ci odiavamo a vicenda. Dio, però, ha avuto compassione di noi e ci ha rigenerati per farci diventare santi ed irreprensibili ed affinché compissimo le opere che Gli sono gradite”.

E’ così che la confessione di fede valdese, introduce qui chiaramente la dottrina biblica dell'elezione, oggi fortemente contestata dall'universalismo, oppure revisionata ed adattata per conformarsi alla presunzione dell’umanesimo contemporaneo che idolatra quello che chiama “libero arbitrio” e considera un “peccato capitale” o un’impossibilità che solo si supponga Dio voglia “violarlo”.

[edit] L’elezione non si basa sulla preconoscenza delle nostre scelte

Dio ha deciso di concedere a determinate persone la grazia della salvezza non perché queste persone fossero in sé stesse o sarebbero diventate (da sole) migliori degli altri, ma soltanto sulla base della Sua misericordia, quella che Egli manifesta in Cristo, la cui opera soltanto rende possibile la salvezza degli eletti.

A questo punto la CFV evidenzia quello a cui forniscono una risposta i Canoni di Dordrecht quando condannano le tesi dell’Arminianesimo. A questa assemblea sinodale internazionale delle chiese riformate del 1618-19 in Olanda avevano partecipato anche teologi di Ginevra (fra i quali il Diodati) e sicuramente il Léger (nel 1650-55) era pienamente consapevole delle sue argomentazioni ed attualità. Le tesi dell’Arminianesimo sono molto diffuse oggi non soltanto nelle chiese evangelicali, ma anche in molte chiese che si professano riformate. Queste concezioni sostengono (fra l’altro) che Dio avrebbe eletto dall’eternità coloro che prevedeva sarebbero giunti liberamente al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Non solo questa non è una concezione biblica, ma è pure contraddittoria ed irrazionale, negando la radicalità del peccato umano che rende impossibile un autentico ravvedimento ed un’autentica fede in Cristo. I Canoni di Dordrecht affermano:

“Questa elezione è stata fatta non certo in considerazione della fede prevista, dell'ubbidienza alla fede, della santità o di qualche altra buona qualità o buona disposizione che sarebbe causa o condizione preventivamente richiesta all'uomo che doveva essere eletto; ma è al contrario per dare la fede, l'ubbidienza alla fede, la santità ecc... È per questo che l'elezione è la fonte di ogni bene salutare, da essa sgorgano la fede, la santità e gli altri doni salutari come la vita eterna stessa, a mò di frutti ed effetti suoi, secondo le parole dell'apostolo: "Ci ha eletti, (non perché eravamo, ma) affinché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui nell'amore" (Efesini 1:4). ). La causa di questa elezione gratuita è solo di volere di Dio. Non è che egli abbia scelto quale condizione per la salvezza qualche qualità od azione umana fra tutte quelle possibili, bensì, quali eredi particolari, ha preso tra la comune moltitudine di peccatori, un certo numero di persone, secondo che sta scritto: "Poiché prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male ecc... le fu detto (a Rebecca): Il maggiore servirà al minore: secondo che è scritto: ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù" (Romani 9:11-12). E anche: "e tutti quelli che erano ordinati alla vita eterna, credettero" (Atti 13:48)” (I:9-10).

“...Tutti gli uomini sono perciò concepiti nel peccato e nascono figli di collera, incapaci di ogni bene salutare, propensi al male, morti nel peccato e schiavi del peccato. Senza la grazia dello Spirito che rigenera, non vogliono, né possono tornare a Dio, né correggere la loro natura depravata e nemmeno portarvi un miglioramento … È vero che dopo la caduta, è sopravvissuta nell'uomo una luce naturale. Grazie ad essa egli conserva una certa conoscenza di Dio e delle cose naturali, discerne tra l'onesto e il disonesto e dimostra di possedere una certa pratica ed una certa ricerca della virtù, nonché una disciplina esterna. Ma non è certo con questa luce naturale che potrà giungere alla conoscenza salutare di Dio e convertirsi a Lui, poiché non usa neanche rettamente le cose naturali e civili, e tenta in vari modi, anzi, di spegnere questa luce e di mantenerla nell'ingiustizia, essendo così senza scuse davanti a Dio” (III/4 3-4).

Ecco così che buone disposizioni, fede e santità sono il risultato, la conseguenza, della grazia di Dio negli eletti proprio in quanto Dio li pone in comunione con Cristo e li rende oggetto dell’opera rigenerante dello Spirito Santo.

[edit] La riprovazione del resto

ll quarto punto di questo articolo non è meno inviso all’apostasia moderna che si traveste da Cristianesimo. Questo punto afferma come il resto dell’umanità sia stato lasciato (abbandonato) giustamente a patire le conseguenze del loro peccato.

La dottrina dell'elezione presuppone necessariamente che Dio non intenda salvare tutti. Se Egli intende salvarne alcuni, Egli si propone naturalmente di non salvarne altri. Questo è in armonia con la Scrittura[8]. La riprovazione può essere definita come: l'eterno proposito di Dio di passare oltre ad alcuni con l'operazione della Sua speciale grazia, e di punirli a causa dei loro peccati: Questo implica quindi un duplice proposito: (1) Nell'atto di conferire grazia salvifica passare oltre ad alcuni senza che ne siano toccati; (2) punirli a causa dei loro peccati. Si dice talvolta che la dottrina della predestinazione esponga Dio all'accusa di ingiustizia. Questo però non è affatto vero. Potremmo parlare di ingiustizia solo se l'uomo avesse qualche legittima pretesa su Dio, e Dio dovesse all'uomo eterna salvezza. La situazione sarebbe però del tutto diversa se gli uomini si fossero del tutto pregiudicate le benedizioni di Dio, come di fatto è successo. Nessuno può chiedere conto a Dio del fatto che elegga alcuni e respinga altri. Sarebbe stato perfettamente giusto se non ne avesse salvato alcuno[9].

Dio, infatti, si compiace di salvare solo una parte dell’umanità, così come Dio aveva salvato solo una parte di Israele quando esso era caduto nell’apostasia: “Però, nella tua immensa compassione, tu non li hai sterminati del tutto, e non li hai abbandonati, perché sei un Dio clemente e misericordioso” (Neemia 9:31). La Scrittura parla chiaramente di un giudizio discriminante da parte di Dio: “E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri” (Matteo 25:32) come pure di un esplicito abbandono alle conseguenze della loro perversione: “Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi … Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente” (Romani 1:24-28).

Gesù disse: “Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore” (Giovanni 10:16). Quando lo Spirito Santo avrà raccolto attraverso la predicazione dell’Evangelo tutti gli eletti, ciascuno continuerà sulla sua strada: “Chi è ingiusto continui a praticare l'ingiustizia; chi è impuro continui a essere impuro; e chi è giusto continui a praticare la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora” (Apocalisse 22:11). E alla fine, “E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine” (Matteo 24:14).

[edit] Conclusione

L’insegnamento e la testimonianza delle Scritture a tutto questo riguardo è di chiarezza cristallina. I cristiani possono dire: “Siamo stati tirati fuori dalla condanna e dalla miseria che i nostri peccati meritano soltanto per la misericordia di Dio. Siamo stati fatti oggetto della Sua grazia non sulla base dei nostri meriti (passati, presenti o futuri che siano). Eravamo, infatti, destinati giustamente all'ira di Dio tanto quanto gli altri. Non siamo diversi né superiori agli altri, non abbiamo alcun motivo di vanto in noi stessi. Dio, nella Sua misericordia ci ha vivificati, rigenerati, salvati e benedetti solo per amore di Cristo ed in vista della Sua gloria”.

Dobbiamo avere il coraggio di affermare chiaramente la dottrina dell’elezione a salvezza di una parte dell’umanità condannata, nonostante l’opposizione che da ogni dove si leva contro di essa, sicuri che essa fa parte della Rivelazione biblica. Non sapremo rispondere forse a tutte le domande che essa suscita, ma a molte di esse troveremo risposta approfondendo l’argomento e maturando nella fede.

“Sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com'è scritto: «Affinché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato»” (Romani 3:4).

[edit] Domande di revisione ed approfondimento

  • Quali osservazioni fa C. H. Spurgeon nel testo qui citato sulla dottrina dell'elezione e perché cita egli stesso la Confessione di fede valdese?
  • Perché la radicalità del peccato umano è il presupposto fondante di tutta la dottrina biblica sulla salvezza?
  • In che modo la condanna dell'umanità fa risaltare la giustizia di Dio e la grazia concessa a chi Egli elegge fa risaltare la Sua misericordia?
  • In che modo la popolare errata concezione che Dio elegge chi liberamente ripone la sua fede in Cristo contraddice quanto afferma la Scrittura e la logica stessa?
  • Perché le dottrine bibliche dell'elezione e della riprovazione non espongono Dio all'accusa di ingiustizia?

[edit] Note

  • [1] https://skydrive.live.com/view.aspx?resid=A96F2F494F659869!577&authkey=!AMKhyDF9VtPTcU4
  • [2] Il testo originale si trova in: http://www.spurgeon.org/sermons/0041.htm
  • [3] Vedi la lezione precedente, http://www.riforma.info/cfv/cfv07.htm
  • [4] Che è tanto parte del carattere di Dio quanto la Sua giustizia.
  • [5] Per alcuni, infatti, l’opera di Cristo non sarebbe che un’integrazione ai nostri sforzi insufficienti, nel senso di: “Noi facciamo quel che possiamo e per il resto ci pensa Dio”...
  • [6] “Le cose stavano dunque in questo modo: la massa condannata di tutto il genere umano languiva fra i mali, o addirittura vi si rotolava, precipitando da un male all’altro e, congiunta a quella parte degli angeli che avevano peccato, scontava pene piú che meritate per la propria empia diserzione. Indubbiamente rientra nella giusta collera di Dio tutto ciò che i malvagi compiono volentieri con cieca e indomita concupiscenza e tutto ciò che malvolentieri subiscono con pene esplicite e manifeste; certo la bontà del creatore non cesserà di trasmettere anche agli angeli cattivi la vita ed una attiva vitalità, senza la trasmissione delle quali essi perirebbero; non cessa neppure di formare ed animare i germi vitali degli uomini, anche se nascono da una stirpe corrotta e condannata, ordinandone le membra secondo l’articolazione temporale e la collocazione spaziale, vivificandone la sensibilità, assicurando l’alimentazione. Ritenne preferibile infatti operare il bene a partire dal male, anziché non lasciar sussistere alcun male. E se Dio non avesse voluto alcun miglioramento per gli uomini, cosí come non v’è per gli angeli empi, non sarebbe stato forse giusto che fosse da lui interamente abbandonata per sempre, espiando una pena eterna e proporzionata, quella natura che ha abbandonato Dio e, abusando della propria facoltà, ha conculcato e trasgredito l’insegnamento del suo creatore, che avrebbe potuto osservare con la massima facilità; che ha profanato in se stessa l’immagine del suo autore, dopo essersi fieramente allontanata dalla sua luce; che ha sradicato dalle sue leggi, in virtú di un uso cattivo del libero arbitrio, ogni salutare sottomissione? Indubbiamente Dio avrebbe fatto questo, se fosse solo giusto, non anche misericordioso, e se non mostrasse molto piú chiaramente la sua misericordia gratuita liberando soprattutto chi non lo merita” (S. Agostino: Manuale sulla Fede, Speranza e Carità, http://www.augustinus.it/italiano/enchiridion/index2.htm).
  • [7] Che è tanto parte del carattere di Dio quanto la Sua giustizia.
  • [8] Matteo 11:25,26; Romani 9:13,17,18, 21, 22; 11:7,8; 2 Pietro. 2:9; Giuda. 4
  • [9] http://goo.gl/oDvRh

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