Cfv10/lezione07

From Diwygiad

Contents

[edit] La condizione umana

La Confessione di fede valdese del 1655, settima parte

[edit] Introduzione

"Perché faccio ciò che dentro di me so essere sbagliato" chiede un ragazzo a suo padre. Anche tutti noi ci facciamo spesso domande di questo tipo. Perché intorno a noi c'è tanto male? Perché c'è tanto crimine? Perché i ricchi ed i privilegiati sembrano essere inclini ad infrangere la legge tanto quanto i poveri e gli emarginati?

I filosofi a queste domande hanno fornito molte risposte, ma nessuna di queste sembra dare ragione sufficiente alla prevalenza nel mondo del peccato e della malvagità. Solo la Bibbia ci può dire esattamente perché siamo come siamo.

La domanda di fondo che si chiede da dove è venuto il male, non è però una a cui la Bibbia dà risposta. Perché l'eterno, sovrano ed onnipotente Iddio permette al peccato di guastare il suo buon creato? Noi questo non lo sappiamo, perché a questo riguardo la Scrittura tace.

Possiamo avere un piccolo conforto nel sapere che il peccato non aveva avuto origine nella creatura umana, ma era stato in qualche modo introdotto nel mondo da Satana, il quale a sua volta è una creatura decaduta, respinta per questo dalla presenza di Dio[1]. Questo misterioso evento, che avvenne nella dimensione diversa dalla nostra, può in qualche modo spiegare perché non possiamo risolvere il problema dell'origine ultima del peccato.

Leggiamo prima di tutto gli articoli della Confessione di fede che parlano della condizione in cui ci troviamo oggi e che troviamo ai punti 8, 9, e 10. Ogni articolo è corredato da numerose “prove bibliche” che non riportiamo qui, ma che esorto a leggere cliccando sui collegamenti che rimandano al sito wiki dov’è riportata la successione degli articoli di questa Confessione: otto, nove e dieci.

[edit] Articoli VIII, IX, X

Art. VIII. (la Caduta) Che l'uomo, il quale era stato creato puro e santo all'immagine di Dio, per sua colpa s'è privato di quello stato felice, pre­stando fede ai discorsi ingannevoli del Diavolo.
Articolo IX. (Ciò che siamo diventati). Che l'uomo nella sua trasgressione ha perduta la giustizia e la santità che egli aveva ricevuta, ed è incorso nell'indignazione di Dio, nella morte, e nella cattività sotto la potenza di colui che ha l'imperio della morte, cioè del Diavolo, a tal punto che il suo libero arbitrio è divenuto servo e schiavo del peccato; così che di natura tutti gli uomini, e Israeliti e Gentili, sono figli d'ira, tutti morti nei loro falli e peccati, e di conseguenza incapaci di avere alcun buono movimento per la salvezza, e neppure di formare un buon pensiero senza la grazia, tutte le loro immaginazioni non essendo altro che male in ogni tempo.
Art. X. (il peccato originale) Che tutta la posterità d'Adamo è colpevole in esso lui e con esso lui della sua disubbidienza[2], infetta della sua corruzione, e caduta nella medesima calamità, infino alli piccoli fan­ciulli fin dal ventre della madre: onde viene il nome di peccato originale.

Sulla base del testo di questi articoli e dei riferimenti biblici addotti come “prova”, potremmo amplificarne ciascuno nei termini seguenti:

L’articolo VIII descrive ciò che la teologia chiama “la Caduta”. Dio ha fatto l'essere umano a Sua immagine e somiglianza, vale a dire moralmente retto, puro e santo, nella giustizia e nella santità. I nostri progenitori, però, sono stati attratti con astuzia a fare ciò che è male agli occhi di Dio, la loro mente è stata corrotta e sviata tanto da trasgredirne la Legge e meritare la condanna a morte. Il peccato e la morte, così, sono stati trasmessi a tutti i loro discendenti (noi) e ci troviamo di conseguenza privi della nostra felice condizione originaria.

L’articolo IX descrive quello che la Scrittura chiama "l'uomo naturale", cioè di quello che siamo diventati, come si presenta l’essere umano oggi. Come trasgressori della Legge di Dio abbiamo perduto i nostri privilegi originari. Siamo sottoposti all'indignazione e condanna di Dio. Non siamo più liberi, ma servi del peccato, tutti indistintamente siamo sottoposti al peccato che regna sul nostro corpo e ubbidiamo alle sue concupiscenze. Siamo schiavi del peccato. Siamo morti nelle nostre colpe e nei nostri peccati. Non siamo e non possiamo, di fatto, così come siamo, essere sottomessi (anche se volessimo) alla legge di Dio. Non riceviamo e non possiamo conoscere le cose dello Spirito di Dio, ci sembrano pazzia. Il nostro cuore concepisce disegni malvagi in ogni tempo fin dalla nostra infanzia perché esso è insanabilmente maligno. Siamo alberi cattivi che non possono produrre frutti buoni. Da noi stessi non abbiamo alcuna speranza di uscire da questa situazione: per questo è necessario un intervento diretto di Dio. Di fatto, possiamo andare a Cristo solo se Dio ci attira a Lui. Il nostro bene ultimo ce lo può dare solo Dio, infatti è solo lo Spirito di Dio che potrebbe spingerci a riconoscere che Cristo è il nostro Signore e Salvatore e ad accoglierlo con fede. Da noi stessi non siamo capaci di fare quest'unica cosa buona. La nostra capacità a farlo viene solo da Dio. Abbiamo bisogno di rigenerazione.

L'articolo X tratta di quello che è andato sotto il nome di "peccato originale". Tutti noi indistintamente di fatto siamo peccatori fin dall'infanzia, anzi, siamo generati così. Il nostro "cuore" stesso è "infetto" e fonte di ogni sorta di malvagità. Siamo naturalmente bugiardi e disonesti. Per natura siamo "in Adamo" e subiamo la maledizione della morte. Nessuno di noi, "nato di donna", può essere considerato puro e giusto. Non esiste alcuna persona che possa dirsi giusta e non pecchi mai. Il peccato regna su di noi e noi gli ubbidiamo volentieri servendolo come schiavi e prestando le nostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità per commettere iniquità. Nessuno è in grado di purificare sé stesso da questa contaminazione perché spiritualmente siamo morti nelle nostre colpe e nei nostri peccati. Seguiamo l'andazzo di questo mondo ubbidendo allo spirito che opera in noi ribelli. Ubbidiamo alle voglie della nostra carnalità e dei nostri pensieri corrotti.

Una visione oscura e pessimista? Quelle che abbiamo usato, però, sono solo le espressioni molto realistiche della Parola di Dio che, rinunciando ad ogni illusione (che abbondano oggi) faremmo bene a prendere molto sul serio. Esaminiamo ora più in dettaglio la teologia biblica sulla condizione umana.

[edit] Un patto d'opere

L'uomo era stato originalmente creato buono. Era giusto per natura e incline a fare ciò che piace a Dio, perché in lui non c'era peccaminosità. Era stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, e Dio aveva dichiarato che questo coronamento della stessa creazione era molto buono [3].

Una delle benedizioni che l'uomo aveva ricevuto era la libertà - poteva scegliere, infatti, di fare ciò che voleva (beninteso, entro dei limiti). Questo dono della libertà, però, comportava il rischio di fare scelte sbagliate e perdere così la sua rettitudine morale. La gloria di Dio sarebbe stata naturalmente promossa se la sua creatura razionale avesse volontariamente scelto di servire Lui piuttosto che essere come un automa, incapace di fare altrimenti che obbedire a Dio.

Dato che l'uomo era stato creato con una capacità naturale di rapportarsi in modo significativo con Dio, Egli stabilisce con con lui un patto o alleanza[4]. Poteva così godere di una comunione personate con il suo Creatore.

Come creatura razionale era suo dovere servire il Creatore e fare tutto ciò che gli era richiesto. Al fine di portare l'essere umano alla scelta cosciente di servirlo liberamente, Dio lo pone in una situazione di prova. Egli designa uno degli alberi dell'Eden "l'albero della conoscenza del bene e del male". L'uomo poteva avvalersi liberamente di tutto ciò che l'Eden offriva, ma il fatto che anche lui era, ciononostante, una creatura doveva essergli sempre chiaro: aveva dei limiti da rispettare, e questi limiti erano rappresentati dalla proibizione che Dio gli aveva fatto di nutrirsi del frutto di quel particolare albero. Si tratta di una proibizione simbolica. La prova consisteva nel fatto che era solo il preciso comando di Dio che avrebbe contraddistinto questo dagli altri alberi del giardino. Dio aveva scelto quest'albero, rispetto agli altri per mettere l'uomo davanti alla scelta di obbedire o non obbedire a Dio solo perché era Dio, e senza discutere sul significato di quest'ordine. Come creatura razionale che sapeva che Dio era il suo Creatore e che godeva di un'intima comunione con Lui, Adamo non aveva ragione per mettere in questione l'obbedienza a questo comando.

Questa prova è comunemente chiamata in teologia "il patto d'opere". E' stata così chiamata perché il privilegio di continuare a godere delle benedizioni di Dio era condizionale all' "opera" di Adamo, cioè alla sua obbedienza. Essa è stata pure chiamata "il patto della vita", per ciò che implicava nel caso che Adamo avesse obbedito. Se avesse mangiato dell'albero proibito, sarebbe sicuramente morto (Genesi 2:17). D'altra parte, se avessero obbedito a Dio avrebbe continuato a vivere e probabilmente, dopo questo periodo di prova, avrebbe guadagnato la vita eterna.

La Bibbia ci dice pure che Adamo non solo è il capostipite naturale dell'umanità, ma pure il suo “capo”, rappresentante, “portavoce” di un'alleanza che coinvolgeva pure tutti i suoi discendenti.

Questo è un concetto molto importante: quando Adamo agiva, egli agiva in rappresentanza di noi tutti; quando cade in peccato, tutti noi è come se avessimo peccato in lui[5]. Potrebbe anche non piacerci questa dottrina dell'imputazione, attribuzione, del peccato di Adamo a noi, quando pensiamo alla Caduta, ma, quando consideriamo Gesù Cristo (il secondo Adamo), il quale opera in nostro favore nel morire in rappresentanza del popolo del patto, ci rallegriamo che egli sia il nostro rappresentante "federale" e che la sua giustizia venga imputata a noi.

Adamo, come originalmente era stato creato, e nella funzione di parte contraente con la quale era stato stipulato questo patto, doveva servire iddio ed esserne il suo vero portavoce (profeta), il suo vero adoratore (sacerdote) e il suo vero amministratore delegato (re). Quando cade in peccato (Genesi 3:6) egli perverte queste tre funzioni. Diventa falso interprete del mondo e della sua realtà, e quindi falso portavoce. Egli cessa di adorare Iddio in verità, violando così la sua funzione sacerdotale. Pure il suo dominio sulla terra viene ad essere corrotto perché ora esercita autorità per la propria gloria e non per la gloria di Dio. La tentazione e la caduta

Satana (che potremmo definire “capo dell’opposizione” a Dio) si dimostra estremamente astuto quando si avvicina ad Adamo ed Eva sotto le sembianze di una creatura seducente (quale era il serpente[6]) al fine di indurli a peccare. Non sferra un attacco diretto contro Adamo, ma si presenta alla loro stessa pari in modo molto insidioso - attraverso Eva. Dio aveva infatti identificato in quanto tale l'albero proibito prima di aver creato Eva (Genesi 2:15-17). Possiamo così supporre che lei non abbia udito di questa proibizione direttamente da Dio, ma solo attraverso la mediazione “profetica” di Adamo. Il fatto di essere stata non direttamente coinvolta nel comandamento del Signore la rende ancora più suscettibile ad essere tentata.

Vediamo pure il modo in cui Satana le formula la sua prima domanda suggerendole che non era ragionevole per Dio impedire loro di nutrirsi del frutto di tutti gli alberi del giardino (Genesi 3:1). Per tutta risposta Eva indica che potevano si mangiare da tutti gli alberi, ma quando menziona l'albero proibito, Eva dice di più di ciò che Dio aveva loro di fatto proibito. Dio aveva loro comandato di non mangiarne, ma lei aggiunge: "...e non lo toccate" (Genesi 3:3). Dobbiamo fare attenzione a non far dire a Dio di più di quello che abbia effettivamente detto. Qualcuno ha detto che chi oggi proibisce ciò che Dio permette, domani permetterà ciò che Dio proibisce! Eva pare che sia caduta proprio in questo tipo di errore.

Dopo aver dapprima usato un approccio indiretto, Satana ora compie il suo attacco frontale, chiama Dio un bugiardo e dice: "No, non morrete affatto" (Genesi 3:4). Vediamo allora proprio qui il fulcro di tutta la faccenda perché davanti ad Eva vengano messe due affermazioni contrarie. Dio aveva detto che se ne avessero mangiato, sarebbero sicuramente morti (Genesi 2:17), Satana afferma che questa affermazione semplicemente non era vera, e così questo mette Eva difronte alla scelta fra verità e menzogna. Quando Eva sceglie di obbedire a Satana, ella segue “il padre delle menzogne” (Giovanni 8:44).

Oltre a chiamare Iddio un bugiardo, Satana continua ad ingannare Eva al riguardo degli effetti che il mangiare del frutto proibito avrebbe causato: "...ma Iddio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri s'apriranno, e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male" (Genesi 3:5). Paolo ci dice che Eva in questo era stata ingannata (1 Timoteo 2:14), e lei prende del frutto e ne mangia, come pure: "ne dette anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò" (Genesi 3:6).

Spesso ci si chiede quando Eva peccò la prima volta. Nonostante la sua suscettibilità ad essere tentata, ella non aveva infranto il comandamento di Dio se non quando mangia del frutto proibito. Per definizione biblica, il peccato è trasgressione della legge di Dio (1 Giovanni 3:4). L'unica legge che Adamo ed Eva avevano ricevuto era, di fatto, il comando di non mangiare dell'albero del bene e del male.

Satana aveva detto ad Eva che se lei avesse mangiato il frutto proibito, avrebbe ottenuto conoscenza del bene e del male. Certamente essi ottengono conoscenza del male peccando contro Dio, ma essi perdono nel contempo la conoscenza del bene. Se avessero obbedito a Dio e non avessero mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male, essi avrebbero ottenuto una somiglianza completa con Dio nel fatto di respingere il male e la scelta consapevole del bene. In altre parole, per loro non era necessario peccare per ottenere la conoscenza del bene e del male!

Nel leggere il racconto della tentazione di Eva, potremmo essere tentati di attribuire a lei ogni colpa. L'apostolo Paolo, però, ci dice chiaramente che sia stata la disobbedienza di Adamo a portare il peccato e la morte nel mondo (Romani 5;:12-19). Era il peccato deliberato di Adamo e non l'inganno fatto ad Eva che qui ci si riferisce (vedi 1 Timoteo 2:14).

[edit] Le conseguenze della Caduta

Subito dopo aver peccato Adamo ed Eva muoiono spiritualmente. Subentra in loro un forse senso di colpa, e questo lo si vede chiaramente nel loro tentativo di coprirsi per la vergogna e poi di nascondersi da Dio (Genesi 3:7,8).

Prima di poter comprendere ciò che significa morte spirituale, dobbiamo comprendere che cosa voglia dire “morte”. Di solito parliamo di qualcuno come morto quando la vita è stata ritirata da quel corpo. Fondamentale all'idea stessa di morte, è quindi la separazione. Così l'essere umano, che era stato fatto per avere comunione con Dio, può essere considerato spiritualmente morto quando viene infranta questa comunione spirituale con Dio. Il peccato separa l'uomo da Dio - questa è la morte spirituale. Adamo ed Eva “muoiono” nel momento stesso in cui peccano.

La prova di questa comunione infranta può essere chiaramente vista nel colloquio che Adamo ed Eva hanoo con Dio dopo la Caduta. Dapprima cercano di nascondersi da Dio, ma Dio li cerca e li trova (Genesi 3:8,9). Notate attentamente il fatto che essi non cercano di trovare Lui. In secondo luogo la risposta che Adamo ed Eva rivolgono a Dio, non era di pentimento, ma un atto di accusa rivolto ad altri. Tacitamente Adamo persino incolpa Dio per avergli dato la donna che lo avrebbe trascinato a peccare (Genesi 3:12).

Allora Iddio pronuncia sui ribelli delle maledizioni. La prima maledizione viene rivolta al serpente - Satana - in cui Dio annuncia che sarebbe intervenuto ed avrebbe spezzato l'empia alleanza che Eva aveva fatto col diavolo, conseguendone vittoria attraverso la discendenza di lei (Genesi 3:15), figura del Cristo.

Poi Iddio maledice Eva nell'area specifica che la rende donna, cioè, la facoltà di procreare, che sarebbe stata dolorosa. Ciononostante, per la sua grazia, Dio attenua il suo giudizio con la promessa che sarebbe ciononostante stata in grado di generare figlioli. La terza maledizione cade sull'uomo nel fatto che ora il terreno sarebbe stato maledetto, e che avrebbe da ora in poi guadagnato il suo cibo “con il sudore della fronte” (ovverossia molto faticosamente). Questa maledizione è pure attenuata dalla misericordia di Dio dal fatto che l'uomo sarebbe stato effettivamente capace a garantirsi la vita tramite il lavoro. Sia l'uomo che la donna sono poi maledetti nel fatto che avrebbero sofferto anche la morte fisica.

Questi elementi della maledizione rimangono con noi a tutt'oggi. Cimiteri in tutto il mondo ci rammentano della piaga del peccato che grava sull'umanità. Se i nostri progenitori non avessero peccato, non ci sarebbero cimiteri e si sarebbe potuti continuare a vivere. Anche la creazione stessa è stata disturbata gravemente dal peccato umano, perché Paolo ci dice che:"sappiamo che fino ad ora la creazione geme ed è in travaglio" (Romani 8:22).

Noi non siamo solo soggetti alle miserie di questa vita, siamo pure soggetti all'eterna “ira di Dio”. tutti gli esseri umani che discendono da Adamo per generazione ordinaria sono passibili di tutte le pene che risultano dal peccato. Ogni essere umano dalla caduta di Adamo in poi, nasce con una natura di peccato. Ecco perché Davide poteva dire: "Ecco, io sono stato formato nell'iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato" (Salmo 51:5).

Se continuiamo nel peccato rimaniamo nella morte spirituale e al di fuori della vitale comunione con Dio. Per questo Isaia descrive così il peccatore: "Ma gli empi sono come il mare agitato quando non si può calmare e le sue acque cacciano fuori fango e pantano. non c'è pace per gli empi, dice il mio Dio" (57:20,21).

Tutti coloro che muoiono fisicamente mentre ancora sono spiritualmente morti dovranno passare l'eternità nella sofferenza lontano da Dio in un posto che comunemente si chiama inferno. Felicemente, però, Iddio ha provveduto un rimedio per i nostri peccati nella persona del Suo Figliolo Gesù Cristo, il quale ha preso su di sé le sanzioni giuridiche di Dio morendo sulla croce come punizione per tutti i nostri peccati e vincendo la morte risorgendo dai morti.

Non è stata solo la razza umana ad essere soggetta all'ira di Dio dal peccato di Adamo, ma pure i terribili effetti del peccato sono visibili nei loro immediati discendenti. Caino, il primo figlio di Adamo ed Eva, dimostra quanto male vi era in lui con l'assassinio di suo fratello Abele. Da quel momento il male si sviluppa nella razza umana, come chiaramente visibile dalla discendenza di Caino (vedi Genesi 4:16-24). Sembra che Dio si sia ritirato dagli affari dell'umanità durante il primo periodo della sua storia, per risultarne solo che la malvagità aveva così pervaso l'intera razza umana che questo le aveva fatto meritare il giudizio del diluvio.

La Scrittura descrive in caratteri molto vivaci la situazione nei giorni di Noè dopo che la linea dei pii si era mescolata con quella degli empi: "E l'Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo" (Genesi 6:5). Osservate come in questo brano si parli del fatto che il peccato avesse preso profonda radice nel cuore umano. La depravazione che Adamo aveva portato alla sua discendenza includeva l'intera natura umana, cosicché: "la terra era corrotta davanti a Dio; la terra era ripiena di violenza" (Genesi 6:11).

E' impressionante notare come la ragione addotta per non più inviare un diluvio è formulata in quasi le stesse parole di quelle usate per spiegarne il primo: "Io non maledirò più la terra a cagione dell'uomo, Poiché i disegni del cuore dell'uomo sono malvagità fin dalla sua fanciullezza" (Genesi 8:21). Ciò che qui viene aggiunto è l'affermazione che il peccato dell'uomo è operante sin dalla fanciullezza - cioè la natura peccaminosa dell'uomo la si eredita. L'essere umano nasce con essa, e non importa quante minacce di punizione o castighi gli si rivolgano, egli non la cambierà.

Ciò di cui l'uomo ha bisogno la Bibbia lo chiama "un nuovo cuore". Ecco perché Gesù dice a Nicodemo secoli più tardi: “In verità, in verità io ti dico, che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il Regno di Dio" (Giovanni 3:3). Questo è l'unico modo possibile in cui possa essere affrontato con efficacia il problema del peccato, e questo è assolutamente necessario per la salvezza. Possiamo essere veramente riconoscenti del fatto che questa provvigione di grazia ci sia disponibile in Gesù Cristo.

Indubbiamente il pensiero moderno è lontano mille miglia dalla valutazione biblica sulla condizione umana e sulla sua soluzione. Non dobbiamo, però, lasciarci impressionare dalla apparente plausibilità della “sapienza” moderna. Nella “sapienza” moderna spesso si nascondono gli stessi ed identici inganni operati da Satana sui nostri progenitori. Le cose non sono sempre quelle che ci sembrano. Dobbiamo imparare a fidarci della sapienza biblica. Chiunque l’abbia fatto non ne è rimasto mai deluso.

[edit] Domande di revisione e per la discussione

  • Prima della sua caduta, l'essere umano aveva in sé stesso un qualche seme di peccato?
  • Quando avviene in pratica il primo peccato dell'uomo?
  • Perché è stato il peccato di Adamo e non quello di Eva la ragione per cui esso si è trasmesso a tutta la sua discendenza?
  • Qual è stato l'effetto del peccato di Adamo sulla sua discendenza?
  • Perché noi tutti siamo sottoposti alla maledizione per il peccato?
  • Che cos'è assolutamente necessario per la nostra salvezza?
  • Dove è cominciato il peccato?
  • Perché Dio ha permesso che il peccato si insinuasse nel creato?
  • Com'era possibile che una creatura creata buona cadesse nel peccato?
  • Come si può comparare la tentazione di Eva con quelle che avvengono oggi? C'è in tutte queste tentazioni un modello regolare che sempre si ripete? Come possono compararsi con le tentazioni di Cristo?
  • Perché Iddio lascia che il peccato ed il male compaiano anche oltre il diluvio?
  • E' giusto per Dio permettere che noi ereditiamo il peccato dai nostri genitori?

[edit] Note

  • [1] Vedi Apocalisse 12:9.
  • [2] Questo articolo, nella sua forma antica italiana, rende per noi ostica la prima frase. Più chiara però è la sua versione originale francese, che dice: "Que toute la posterité d'Adam est coupable en lui de sa desobbeisance, infestée de sa corruption et tombée dans la mesme calamité iusqu'aux petit enfans dés le ventre de leur mere, d'ou vient le nom de peché originel." Deve quindi essere in italiano: "Che tutta la posterità d'Adamo è colpevole in lui della sua disubbidienza, infetta ecc.".
  • [3] vedi Genesi 1:31.
  • [4] In latino è chiamato “fedus” da cui deriva l’aggettivo “federale” quando ci riferiamo a questo patto o alleanza. Si parla così di “teologia federale”.
  • [5] Vedi Romani 5:12-19.
  • [6] Quel serpente non ha nulla a che fare con ciò che noi oggi chiamiamo serpenti.

.

.

.

.

Personal tools