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Dio ha ogni cosa sotto controllo

La Confessione di fede della chiesa valdese, 5

Introduzione

Come abbiamo visto nell’articolo precedente, il Dio in cui crediamo è eterno e sovrano - già solo a pensarci la nostra mente deve fare un notevole sforzo. Abbiamo considerato la Sua onniscienza, e verificato dalla Scrittura che Egli conosce ogni cosa.

Se è vero come è vero che Dio ha ogni cosa sotto controllo e che conosce la fine già dall'inizio[1], dovremmo concluderne che egli abbia già pianificato e stabilito ogni cosa che debba accadere. Difatti, è proprio così e ne abbiamo ampie evidenze dalla Bibbia.

Il fatto che Dio abbia già prestabilito tutto ciò che deve accadere nell'universo è un'idea che fa indubbiamente sorgere nella nostra mente molti seri problemi e perplessità. Significa forse questo che non vi sia libertà alcuna per le Sue creature e particolarmente per l'essere umano? Se è così, perché mai dovremmo cercare di compiacergli? Perché mai preoccuparsi per la salvezza se Egli ha già prestabilito chi dovrà essere salvato e chi no? Perché mai evangelizzare? Se è già prestabilito chi dovrà essere salvato, se io devo essere salvato, certamente lo sarò, se no, no... Perché mai preoccuparsi di udire l'Evangelo? Perché darsi tanta pena per predicarlo?

Osserviamo però che se non ci fosse un Dio che tiene tutto sotto controllo, le implicazioni sarebbero molto più sconcertanti. Se Dio non avesse controllo sugli eventi non avremmo certezza alcuna né sul futuro, né sulla redenzione, né sulla vita eterna. Certo, abbiamo parecchi problemi intellettuali nel concepire un Dio che abbia sovranità assoluta su tutto, ma qualsiasi alternativa proponiamo pregiudicherebbe qualsiasi possibilità di dare alla vita o alla realtà significato di sorta.

Dobbiamo esaminare con attenzione, perciò, ciò che la Bibbia insegna sulla sovranità di Dio e sui Suoi decreti. Nello spazio limitato a nostra disposizione potremo solo però esaminare solo alcuni brani biblici e solo alcune delle implicazioni di questa dottrina. Questa esposizione, per quanto limitata, però, sarà sufficiente per mostrarci come quest'argomento sia la stessa trama di fondo della Scrittura. La Bibbia, infatti, presenta con chiarezza un Dio che pianifica ogni cosa e che sovranamente realizza i suoi propositi per la propria gloria e per giusti fini[2].

L’articolo VI della Confessione di fede valdese

Articolo VI. [Noi crediamo:] Che egli le conduce e governa tutte con la sua provvidenza, ordinando e indirizzando[3] tutto ciò che nel mondo accade, senza che però Egli sia né autore né causa del male che fanno le creature, o che la colpa Gli possa o debba in alcuna maniera esser imputata.

La divina provvidenza

Nella nostra comprensione corrente, usiamo generalmente il termine “provvidenza” nel senso di “provvedere ad un bisogno”: vedo qualcuno che è in condizione di bisogno e quindi intervengo “provvedendogli” ciò di cui ha bisogno, esercitando verso di lui provvidenza. E’ il concetto espresso dal détto italiano: “Dio vede e provvede”.

Gesù stesso lo insegna ai Suoi discepoli quando li esorta a non preoccuparsi eccessivamente dei loro bisogni temporali perché Dio avrebbe loro provveduto, perché a Lui appartengono ed Egli li ama in Cristo. E’ il discorso sulle “sollecitudini ansiose”:

“(25) «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? (26) Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? (27) E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? (28) E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; (29) eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. (30) Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? (31) Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" (32) Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. (33) Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. (34) Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6:25-34).

Nella Confessione di fede valdese (e nelle altre confessioni di fede riformate) però, come pure nella storia del pensiero filosofico e religioso, il termine “provvidenza” va oltre il concetto di “provvedere ad un bisogno” per includere il controllo diretto che Dio ha su ogni aspetto del “funzionamento” del creato. Il concetto è che: non solo Dio ha creato ogni cosa, ma governa ogni cosa con la Sua provvidenza. Una tipica definizione è quella di Giovanni Damasceno[4], in Esposizione della fede ortodossa, 2,29: "La provvidenza consiste nella cura esercitata da Dio nei confronti di ciò che esiste. Essa rappresenta, inoltre, quella volontà divina grazie alla quale ogni cosa è retta da un giusto ordinamento".

Le altre confessioni di fede

Altre confessioni di fede amplificano utilmente quello che è affermato nella valdese. Raccomando di leggere con attenzione gli articoli qui sotto riportati delle quattro confessioni di fede: Gallicana, Belga, Elvetica, e Westminster.

L'insegnamento di Gesù

Dato che l’idea della sovranità assoluta di Dio turba molti, vediamo che cosa Gesù aveva da dire a questo riguardo. Gli Evangeli riportano che Cristo, come Dio-uomo sosteneva con fermezza il concetto dell'assoluta sovranità di Dio su ogni cosa.

Una volta i discepoli erano appena ritornati da un giro di predicazioni e si rallegravano del fatto che anche i démoni fossero loro soggetti. Gesù altresì era pieno di gioia e disse: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi ed agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli" (Luca 10:21).

Qui vediamo che Gesù, nella sua preghiera afferma che Dio rivela l'Evangelo, "queste cose" ad alcuni mentre le nasconde ad altri. Inoltre Gesù, per questo fatto, perché le cose stanno proprio così, Egli "giubilava per lo Spirito Santo". Questo significa che il suo giubilo avesse l'approvazione ed era mosso dallo Spirito Santo.

Poi Gesù si rivolge a Suo Padre come al "Signore del cielo e della terra" e lo ringrazia per ciò che ha fatto. La signoria di Dio - Padre, Figlio e Spirito Santo - qui è evidente: Dio il Padre ha prestabilito ogni cosa, il Figlio adempie questi propositi attraverso i Suoi discepoli, e lo Spirito Santo approva e dirige quello che stava succedendo.

Poi Gesù continua nella Sua preghiera: "Ogni cosa m'è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figliolo se non il Padre; né chi è il Padre se non il Figliolo, e colui al quale in Figliolo voglia rivelarlo" (Luca 10:22). Gesù non solo ringrazia il Padre per aver nascosto l'Evangelo ad alcuni ed averlo rivelato ad altri: egli pure afferma che solo coloro a cui il Figlio sceglie di rivelare il Padre Lo conosceranno. Ciò che lui qui sta insegnando è che il piano di Dio include pure i dettagli: chi dovrà ricevere l'Evangelo e chi non lo dovrà ricevere.

A questo punto fermiamoci ed rammentiamo a noi stessi che questa dottrina non fa di Dio un Dio ingiusto. Se Egli avesse agito con noi semplicemente sulla base della giustizia e dell'equità, infatti, noi tutti dovremmo essere irreparabilmente perduti. La cosa sorprendente di questa dottrina non è che l'Evangelo venga nascosto ad alcuni ma che sia di fatto rivelato a qualcuno - un atto questo di pura grazia sovrana e secondo il beneplacito di Dio, perché come peccatori noi non possiamo pretendere nulla da Lui, nessun favore. Un giorno alla Scuola Domenicale un monitore raccontò qualcosa che illustra bene questo concetto. Stavano accompagnando un visitatore attraverso una scuola per sordomuti. In una classe questi andò alla lavagna e scrisse: "Perché voi siete come siete, sordomuti?". Uno dei bambini si avvicina alla lavagna, prende il gesso e scrive: "Perché così è piaciuto al nostro Padre celeste". Quel bambino era giunto ad accettare la sovranità di Dio nella vita e si sottometteva alla Sua volontà nel dover essere sordomuto[9]. Se pure noi tutti potessimo imparare questa lezione, quando ci sopraggiungono prove, saremmo maggiormente pronti a sottometterci alla volontà di Dio. Tutte le cose cooperano al bene

L'apostolo Paolo fa un'affermazione sconcertante sulla sovranità e sul potere di Dio sopra ogni cosa: "Ora noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento" (Romani 8:28).

Quest'affermazione sarebbe vera solo se Dio fosse veramente Signore del cielo e della terra, ed è vero. Possiamo avere questo tipo di certezza solo in quanto Egli è in controllo del nostro futuro e del nostro destino. Paolo era assolutamente convinto che Dio è proprio così, tanto che elabora questa dottrina in dettaglio nei capitoli che ne seguono (Romani 9-11).

Se veramente crediamo a questa affermazione e siamo convinti che Dio faccia cooperare ogni cosa per il nostro bene, possiamo allora dire, quando qualcosa di buono o di cattivo ci avviene: "Non potrebbe essere altrimenti". Questa è una prospettiva molto difficile da raggiungere, specialmente se stiamo soffrendo o se stiamo subendo delle difficili prove. Questo, però è esattamente ciò che intendeva l'apostolo quando ci esorta a rallegrarci nelle nostre sofferenze (Romani 5:3). Possiamo rallegrarci in esse, solo quando sappiamo che Dio opera, attraverso di esse, per il nostro bene.

La responsabilità umana

Una volta aver scoperto dalla Scrittura che Dio è assolutamente sovrano ed ha un proposito che include ogni cosa (Efesini 1:1), la questione che immediatamente sorge nella nostra mente è se questa dottrina annulli totalmente l'umana responsabilità.

In un'altra occasione, quando Gesù stava insegnando sullo stesso argomento, Egli chiarisce il fatto che gli esseri umani hanno piena responsabilità nel rispondere all'Evangelo. Dopo aver ringraziato Iddio per aver celato l'Evangelo ad alcuni e per averlo rivelato ad altri, Gesù afferma che Dio determina con assolutezza chi vuole e chi non vuole ricevere l'Evangelo[10]. Qui Egli asserisce di nuovo non solo il controllo di Dio Padre su ogni cosa, ma pure il controllo specifico di Dio Figlio su chi vorrà venire a conoscere il Padre. Si tratta di una dichiarazione sull'assoluta sovranità di Dio in questa materia.

Nelle parole immediatamente successive Gesù si indirizza alla gente e pone su di loro la responsabilità di ricevere l'Evangelo: "Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo" (Matteo 11:28). Qui, come pure in altre occasioni negli Evangeli, abbiamo l'insegnamento sulla sovranità di Dio fianco a fianco all'insegnamento sulla responsabilità umana. Le due verità sono perfettamente allineate[11]. Alcuni trovano che questo sia un'evidente contraddizione totalmente incomprensibile. Come possono essere vere entrambe le concezioni? Come può la Bibbia insegnare due verità che sembrano reciprocamente contraddirsi?

La nostra mente di solito tende ad accettare uno solo di questi insegnamenti e a portarlo alle logiche sue conseguenze. Da una parte, se Dio ha già decretato chi dovrà e chi non dovrà essere salvato (predestinazione ed elezione), non possiamo fare nulla a riguardo - se siamo eletti, saremo salvati, e se non lo siamo non saremo salvati. D'altro canto, se noi sottolineiamo troppo l'insegnamento sulla responsabilità umana, dobbiamo accettare il fatto che Dio non possa già in precedenza aver determinato chi sarà salvato - tutto dipenderà da noi, e Dio, nella migliore delle ipotesi, può solo prevedere ciò che noi sceglieremo, rimanendo la decisione finale completamente nelle nostre mani, e non nelle sue.

Il punto è che nessuna di queste due logiche conclusioni è ciò che insegna la Bibbia. Non possiamo porre noi stessi al di sopra della Parola di Dio e decidere quello che essa può o non può dire. Ciò che noi dobbiamo fare come cristiani è sottomettere la nostra mente al chiaro insegnamento della Scrittura senza preoccuparci troppo delle difficoltà intellettuali che possiamo avere al riguardo di un dato insegnamento. Se qualcosa sembra contraddire una certa dottrina accetteremo entrambe le affermazioni anche se non sappiamo come conciliarle[12].

Le cose occulte

Le parole di Mosè in Deuteronomio 29:29 ci ammoniscono nel non cercare di conciliare a tutti i costi le antinomie[13] bibliche: "Le cose occulte appartengono all'Eterno, al nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figlioli, in perpetuo, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge".

Fra le cose occulte che la Bibbia rivela sono le dottrine sulla predestinazione e sull'elezione come pure sulla responsabilità dell'uomo. Ciò che a noi non è stato rivelato è come queste dottrine possano essere entrambe vere e come possano conciliarsi. Dobbiamo quindi credere ad entrambe ed insegnarle ai nostri figli esattamente come fa la Bibbia, anche se non siamo intellettualmente in grado di risolvere i problemi che possono sorgere a causa di esse.

Nella Bibbia vi sono pure altri problemi intellettualmente non risolvibili. Come può, per esempio, un Dio immutabile, che prima della creazione non era creatore, diventarne uno senza cambiare in sé stesso? Come può un Dio che possiede ogni gloria, essere glorificato dai suoi figlioli? Come può Dio essere sia uno che trino? Come può Cristo essere sia Dio che uomo, infinito ed immutabile e allo stesso tempo finito e mutevole e cambiare in natura? Come può morire il Principe della vita? La risposta a queste domande è che noi dobbiamo accettare tutto ciò per fede e non per visione (2 Corinzi 5:7).

Dio non è l'autore del peccato

"Il male e il bene non procedono forse dalla bocca dell'Altissimo?" (Lamentazioni 3:38).

Abbiamo affermato che la Bibbia insegna che Dio ha preordinato tutto ciò che deve accadere[14]. Se questo è vero come è vero, non potrebbe Dio essere considerato pure l'autore del peccato e di ciò che consideriamo un male?

Che il peccato sia incluso nel decreto di Dio viene chiaramente insegnato dalle Scritture[15]. Questo però non significa che Egli sia la causa o l'agente del peccare. Il più orribile peccato della storia è già avvenuto - la crocifissione di Gesù, "per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio". Allo stesso tempo, però, Pietro punta il dito contro l'umanità e dice: "Voi, per man d'iniqui, inchiodandolo sulla croce lo uccideste".

Pietro afferma che la morte di Cristo era stata chiaramente preordinata. Lo vediamo anche in altri modi quando Dio specifica nell'Antico Testamento i dettagli della crocifissione[16]. La malvagità di questi atti, però, è ascritta a uomini malvagi. In altre parole, Dio ci ritiene responsabili per la morte di Suo Figlio. Così, anche se Dio aveva preordinato questo avvenimento, Egli non è stato l'autore di quest'atto malvagio. L'uomo ne è stato l'autore.

Può essere utile a questo punto pensare a questa apparente contraddizione nei termini di decreto e di esecuzione di un decreto. Il decreto è il piano di Dio come Lui l'ha elaborato ed esso include tutto ciò che deve succedere, L'esecuzione di questo decreto avviene nel tempo e nella storia, e qui Iddio può esservi più o meno attivo.

Nel caso della proclamazione dell'Evangelo a peccatori perduti, è necessaria una effettiva vocazione da parte dello Spirito Santo per mettere in grado l'uomo di rispondervi. E' Lui che dà al peccatore un nuovo cuore, mettendolo in grado di rispondere all'Evangelo e ricevere Gesù Cristo come Signore e Salvatore. L'uomo deve "venire", ma egli lo può solo fare per l'intervento diretto dello Spirito Santo. Al riguardo del peccato, Iddio non è attivo nel far si che l'uomo pecchi. Tutto ciò che Lui deve fare è lasciare il peccatore alle proprie risorse ed egli commetterà atti peccaminosi[17]. Questo talora è stato chiamato un "decreto permissivo", mediante il quale Egli permette agli uomini di fare ciò che desiderano -il che, naturalmente, è il peccato. Dio, quindi, non è l'autore del peccato.

Inoltre, Dio non può essere l'autore del peccato per la definizione e la natura stessa del peccato. Abbiamo già veduto come Dio sia assolutamente santo e che giammai possa contemplare il minimo peccato. Il peccato, per definizione, è la trasgressione della Legge di Dio[18]. Suggerire che Dio vada contro la sua stessa legge significa presupporre una contraddizione nella Sua stessa natura: Una tale concezione di Dio implicherebbe che Dio non sia Dio.

Oltre a queste ragionevoli argomentazioni, la Bibbia dice esplicitamente che Dio non è l'autore del peccato. "Dio è luce, e in Lui non vi sono tenebre alcune" (1 Giovanni 1:5). "Nessuno, quand'è tentato, dica: Io sono tentato da Dio; perché Dio non può essere tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno" (Giacomo 1:13). Ancora una volta dobbiamo semplicemente sottomettere la nostra mente alla Scrittura ed accettare ciò che essa dice anche se non lo comprendiamo completamente.

E' vero: tutto ciò "fa fumare il cervello" sottoponendolo ad uno sforzo considerevole, e il cuore stesso della fede accetta queste antinomie, unendosi nella dossologia di lode che Paolo eleva alla fine dell'intera sua argomentazione su questo argomento: "O profondità della ricchezza e della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi, ed incomprensibili le sue vie! Poiché: Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato il suo consigliere? O chi gli ha dato per primo, e gli sarà contraccambiato? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno" (Romani 11:33-36).

Implicazioni di questa dottrina

  • Questa dottrina non induce il fatalismo. Vi è, infatti, equilibrio fra pianificazione e volenterosa ubbidienza. Il cristiano apprende dalla Rivelazione biblica che tutto è sottoposto ad Un piano preciso prestabilito che si realizzerà esattamente e che non è possibile sfidare, pregiudicare o alterare. Questo lo rassicura, perché egli sa così di non essere oggetto delle forze del caso o della malvagità fine a sé stessa. Questo, però, non lo rende passivo ed inerte perché la stessa Rivelazione contiene ciò che Dio gli comanda di essere e di fare. I piani di Dio, infatti, si realizzano attraverso l'agenzia delle Sue creature. Come afferma la Confessione di fede belga: "Questa dottrina ci procura una consolazione indicibile, poiché ci insegna che nulla può accaderci per caso, ma per l’ordine del nostro buon Padre celeste, il quale veglia su di noi con la sua paterna cura, tenendo tutte le creature soggette a lui, al punto che non uno dei capelli del nostro capo (che sono tutti contati) e nemmeno un piccolo uccello può cadere a terra, senza la volontà del Padre nostro. In questo noi riposiamo, sapendo che egli tiene a freno il demonio, e tutti i nostri nemici, che non possono nuocerci senza il suo permesso e buona volontà".
  • Questa dottrina promuove i concetti di pianificazione, ordine e gestione responsabile. Ordine e non arbitrio, confusione, mancanza di senso.
  • Questa dottrina ci infonde pace e sicurezza. Se sei in Cristo e Gli appartieni Dio avrà sempre per te speciale considerazione e cura. Apparteniamo a Dio e Lui si prenderà cura di noi. Anche nelle difficoltà, accogliamo quel che Egli ha stabilito senza lamentarcene. La prima Risposta alle domande del Catechismo di Heidelberg afferma che l'unica consolazione in vita che in morte del cristiano, sta: "Nel fatto che col corpo e con l’anima, in vita e in morte, non sono più mio, ma appartengo ai mio fedele Salvatore Gesù Cristo, il quale col suo prezioso sangue ha pienamente pagato il prezzo di tutti i miei peccati e mi ha redento da ogni potere del diavolo; e mi preserva cosi che neppure un capello può cadermi dal capo senza la volontà del Padre mio che è nel cielo; ed anzi ogni cosa deve cooperare alla mia salvezza. Pertanto, per mezzo del suo santo Spirito egli mi assicura anche la vita eterna e mi rende di tutto cuore volenteroso e pronto a vivere d’ora innanzi per lui"[19].
  • Accettiamo di non poter sapere ogni cosa. Confessando che nulla avviene senza la provvidenza di Dio, noi adoriamo umilmente i segreti che ci sono nascosti, senza volerli sondare al di là delle nostre capacità; ma ci atteniamo piuttosto nella nostra condotta a ciò che ci è rivelato nella Sacra Scrittura per la nostra pace e la nostra sicurezza, dato che Dio, al quale sono sottomesse tutte le cose, veglia su di noi con paterna cura, al punto che neppure un capello del nostro capo cadrà senza il suo volere, e tiene a freno i diavoli e tutti i nostri nemici, cosicché non possano farci alcun male senza il suo permesso.
  • Il cristiano è consapevole che il male che soffre è funzionale a buoni fini superiori. Dio, che è veramente saggio, giusto e benigno, spesso permette che i Suoi figli sperimentino per qualche tempo varie tentazioni e la corruzione del loro cuore, per punirli dei peccati commessi o per mostrare loro la forza nascosta della corruzione e la falsità ancora presente nel loro cuore, allo scopo di renderli umili e spingerli ad una dipendenza più stretta e costante da Lui come loro sostegno, di renderli più vigili in futuro nei confronti del peccato, e in vista di molteplici scopi santi e giusti. Se veramente crediamo a questa affermazione e siamo convinti che Dio faccia cooperare ogni cosa per il nostro bene, possiamo allora dire, quando qualcosa di buono o di cattivo ci avviene: "Non potrebbe essere altrimenti". Questa è una prospettiva molto difficile da raggiungere, specialmente se stiamo soffrendo o se stiamo subendo delle difficili prove. Questo, però è esattamente ciò che intendeva l'apostolo quando ci esorta a rallegrarci nelle nostre sofferenze (Romani 5:3).

Implicazioni pratiche per i credenti della dottrina sulla divina provvidenza

Vedi questo articolo separato

Domande di revisione

  • Qual era l'insegnamento di Gesù sull'elezione che Dio opera e sul fatto che Egli passi oltre ad altri con il Suo Evangelo?
  • Quale dovrebbe essere il nostro particolare atteggiamento verso le cose che ci avvengono, ed in modo particolare le cose brutte?
  • Qual è l'insegnamento della Bibbia sulla sovranità di Dio e sulla responsabilità dell'uomo?
  • Perché Dio non può essere l'autore del peccato?
  • Quali brani della Scrittura ci danno utili linee per stabilire il nostro atteggiamento verso le antinomie della Bibbia e le cose insegnate o non-insegnate in essa?
  • In che tipo di mondo vivremmo se Dio non avesse un progetto ed un proposito per esso e per tutte le cose che vi avvengono?
  • Perché Dio ha incluso il peccato ed il male nei suoi piani?
  • Perché possiamo credere nell'assoluta predestinazione e nell'assoluta responsabilità umana allo stesso tempo? Citate brani della Scrittura che appoggino la vostra risposta.
  • Possiamo noi che crediamo nella predestinazione credere pure nell'evangelizzazione? Possiamo credere nell'efficacia della preghiera se tutto è già stato predestinato, e perché?
  • Com'è che noi talora rinfacciamo a Dio i nostri peccati, inadempienze e fallimenti? Perché noi Lo accusiamo di causarli?

Note

  • [1] “...che annuncio la fine fin dal principio, e molto tempo prima le cose non ancora avvenute, che dico: ‘Il mio piano sussisterà e farò tutto ciò che mi piace’” (Isaia 46:10).
  • [2] Naturalmente, “giusto” è quello che Dio ritiene giusto, non quello che noi riteniamo giusto secondo i nostri criteri. Il criterio di giustizia e di bontà è Dio stesso a stabilirlo. Non vi sono “valori oggettivi” al di sopra di Dio ai quali Egli stesso dovesse sottoporsi, altrimenti, se Egli dovesse sottomettersi a criteri a Lui esterni e quindi superiori ed ultimi, non sarebbe più Dio.
  • [3] Orig. “Addirizzando”, fr. “adressant”.
  • [4] http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Damasceno
  • [5] L’articolo intero si trova all’indirizzo: http://editthis.info/diwygiad/Elvetica06
  • [6] Vocabolario Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/provvidenza/
  • [7] http://it.wikipedia.org/wiki/Stoicismo
  • [8] Dizionario di Filosofia Treccani (2009), http://www.treccani.it/enciclopedia/provvidenza_(Dizionario-di-filosofia)/
  • [9] Vedasi Romani 9:20-21 “Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dirà forse a colui che la plasmò: «Perché mi hai fatta così?» Il vasaio non è forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile e un altro per uso ignobile?”.
  • [10] Mt. 11:25-27 e Luca 10:21,22.
  • [11] Vedi anche Genesi 50:20 e Atti 2:23.
  • [12] Queste apparenti contraddizioni vengono chiamate "antinomie", e la Bibbia ne conta alcune; ricordate Isaia 55:8,9
  • [13] Antinomia. L'antinomia (dal greco αντι, preposizione che indica una contrapposizione, e νομος, legge) è un particolare tipo di paradosso che indica la compresenza di due affermazioni contraddittorie, ma che possono essere entrambe dimostrate o giustificate. In questa situazione non è ovviamente possibile applicare il principio di non-contraddizione. Kant è stato il primo ad applicare la parola antinomia nel linguaggio filosofico.
  • [14] Vedi Isaia 46:9,10; 48:3; Efesini 1:11.
  • [15] “...quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste” (Atti 2:23)
  • [16] Vedi Salmo 22; Isaia 52:13-53:12.
  • [17] “Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi” (Romani 1:24).
  • [18] Essere "fuorilegge", vedi 1 Giovanni 3:4.
  • [19] Catechismo di Heidelberg, I

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