Il Battesimo dei Bambini

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Il Battesimo dei Bambini


del Rev. George Gillespie (1613-1648) Delegato Scozzese all’Assemblea dei Teologi di Westminster


Mr. Tombes, nella sua Apologia per i due trattati, e nell’appendice riguardante il battesimo infantile, inserisce una lettera a Mr. Selden, pag. 90, nella quale egli esprime la sua opinione, che il Pedobattesimo non prese il posto della circoncisione, in cui egli dice di essere maggiormente convinto dopo aver letto di come il battesimo fosse usato fra i Giudei prima dell’epoca di Giovanni Battista, nell’ammissione dei loro proseliti, e che quindi Giovanni non era accusato perché battezzava, come se fosse stata un’innovazione o un nuovo rito introdotto, ma perché battezzava senza autorità. Non mi meraviglio che Mr. Tombes sia così attento che non si insegni che il battesimo prese il posto della circoncisione, perché così egli dovrebbe rendere il battesimo più simile alla circoncisione degli Arabi, che non sono circoncisi finché non hanno tredici anni (come ci riferisce Zonaras, Annal., tom. 1, de Rebus Judaicis, pag. 13), perché il loro progenitore Ismaele fu circonciso all’incirca a quell’età, rispetto alla circoncisione all’ottavo giorno, in uso normalmente fra il popolo di Dio, sotto l’Antico Testamento. Da parte mia, io penso che l’Apostolo, in Col. 2:11,12 esponga chiaramente che il battesimo ha preso il posto della circoncisione, che è anche l’opinione comune ed accettata dai teologi. Tuttavia, poiché Mr. Tombes pensa piuttosto che il battesimo Cristiano sia succeduto a quel battesimo usato fra i Giudei nella loro ammissione dei proseliti, questo mi ha dato occasione di applicare i miei pensieri per ricercare un poco l’origine del battesimo in acqua; e se tale origine, o ciò che Dio intendeva nella sua istituzione, comportino qualcosa contro, o a favore, del battesimo infantile.

Che battezzare con l’acqua sia un’istituzione divina, è evidente da Gv. 1:33, “E quant'è a me, io nol conosceva; ma colui che mi ha mandato a battezzar con acqua mi avea detto: Colui sopra il quale tu vedrai scender lo Spirito, e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo” etc. Per quanto riguarda ciò a cui questa istituzione faceva riferimento nell’Antico Testamento o negli usi Giudaici, prima di tutto considerate Eze. 16:4, “Alla tua nascita, il giorno in cui fosti partorita, non ti fu tagliato l'ombelico, non fosti lavata con acqua per pulirti, non fosti sfregata con sale né fosti avvolta in fasce.” Dove la Caldea dice, “La congregazione d’Israele era come un bambino nato in un campo aperto, il cui ombelico non era tagliato, e non era lavato in acqua, affinché fosse purificato.” La Septuaginta, che Girolamo ha seguito, “E tu non sei lavato in acqua per la salvezza:” eis soterian, in salutem. Girolamo lo applica al battesimo, ritenendolo necessario anche per i bambini che sono nel loro sangue e nella contaminazione del peccato, e devono quindi essere lavati nel catino della rigenerazione, e battezzati.

Non solo gli Ebrei, ma anche i pagani avevano l’usanza di lavare i neonati appena dopo la nascita, in quei paesi caldi. Di cui troviamo in Virgilio, nel libro 9 dell’Eneide:

Durum a stirpe genus, natos ad fumina primum Deferimus, sævoque geluduramus, et æstu.

Pineda, de Rebus Solomonis, lib. 1, cap. 13, nota che dagli Ebrei e dagli Egiziani questa usanza si estese a quasi tutte le nazioni, e a sostegno di ciò egli cita molte testimonianze.

Nel prossimo passo considerate che come l’istituzione del battesimo per acqua si riferiva a quello in Eze. 16:4, così pure al battesimo tipico dei figli d’Israele, uomini, donne, e bambini, nel Mar Rosso e nella nuvola; 1 Cor. 10:1,2 “Ora, fratelli, io non voglio che ignoriate che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e che tutti passarono per lo mare; e che tutti furono battezzati in Mosè, nella nuvola, e nel mare.” L’Apostolo, parlando qui della chiesa che fu portata fuori dall’Egitto (i quali egli chiama “i nostri padri,” perché essi erano il popolo e la chiesa di Dio molto prima di noi, e da essi la legge ed il servizio di Dio furono trasmessi e propagati a noi), mostra che come i loro sacramenti non potevano essere loro d’alcun profitto per la salvezza, poiché vivevano nel peccato e provocavano Dio dopo aver ricevuto tali sacramenti, non diversamente i nostri sacramenti non possono esserci di profitto se pecchiamo come facevano loro; perché i loro privilegi erano gli stessi dei nostri. La manna e l’acqua della roccia erano per loro la stessa cosa per sostanza e significato della cena del Signore per noi; la stessa carne spirituale, la stessa bevanda spirituale, fu data sia a loro che a noi. Così similmente il loro passaggio attraverso il mare, e sotto la nuvola, fu identico per sostanza e significato al nostro battesimo, ed essi furono esternamente battezzati con un vero sacramento del battesimo esattamente come noi. Quel loro battesimo somiglia propriamente al nostro sotto diversi aspetti. Per esempio,

Essi furono condotti fuori dall’Egitto prima che fossero condotti attraverso il mare, così come noi siamo redenti da Cristo, e troviamo grazia e favore ai suoi occhi, prima di ricevere il sigillo del patto di grazia. Il battesimo è inteso solo per i redenti del Signore. Essi furono battezzati in Mosè (o come la versione Siriaca e Araba, e similmente Agostino, da Mosè), ovvero, Mosè fu la guida e comandante del popolo (come Teofilatte), ed il capitano della loro salvezza, o piuttosto Mosè fu un tipo di mediatore, tipizzante Cristo; o essi furono battezzati in Mosè, ovvero, per mezzo del battesimo furono dedicati e consacrati a quel patto, promessa di vita, fede ed obbedienza, che Dio rivelò per mano di Mosè; così noi siamo battezzati in Cristo, o nella sua morte, e nei suoi benefici e frutti. Il medesimo patto di grazia, per sostanza, fu sigillato dal loro battesimo e dal nostro. Quel loro battesimo li separò visibilmente dagli Egiziani, perché la nuvola li divideva dagli Egiziani, ed il mare sommerse gli Egiziani; così il nostro battesimo, che è per noi un segno di salvezza, è per coloro che ne sono alieni, e privi, un segno di perdizione, e distingue tra la chiesa ed il resto del mondo. Il loro battesimo fu per mezzo dell’acqua, sia nel mare che nella nuvola (probabilmente concepito anche affinché essi fossero aspersi con gocce del mare e della nuvola); così è il nostro per acqua. Il mare simboleggia l’acqua, la nuvola simboleggia lo Spirito, nel nostro battesimo (così Atanasio); vale a dire, oltre all’acqua nel battesimo, anche lo Spirito viene versato dall’alto, e vi è un’influenza di grazia dall’alto, secondo il beneplacito della volontà di Dio, su quanti sono ordinati a vita eterna. Che la nuvola tipizzasse lo Spirito, fu l’osservazione di Damasceno, il quale è seguito da alcuni interpreti. Essi passarono una sola volta per il Mar Rosso, ma la nuvola rimase sempre con loro nel deserto. Così il battesimo esteriore è un’azione transitoria, usata una sola volta per ogni persona, e non reiterata; ma lo Spirito e la presenza di grazia di Dio continua per sempre con loro in questo mondo. Essi passarono attraverso il mare, e furono sotto la nuvola, e così battezzati, prima che mangiassero della manna, o bevessero l’acqua della roccia; così noi dobbiamo essere battezzati prima di ricevere adeguatamente la cena del Signore. Non tutti coloro che furono battezzati nel mare e nella nuvola erano graditi a Dio, perché di molti di loro Dio non era compiaciuto, e giurò nella sua ira che non sarebbero entrati nel suo riposo; così di quelli che sono oggi battezzati molti sono esclusi dalla Canaan celeste.


Sotto questi e simili aspetti l’Apostolo paragona, fa il parallelo, ed eguaglia, il loro privilegio sacramentale del battesimo con il nostro. E come Pietro Martire ha osservato su questo passo, l’Apostolo non sceglie l’esempio della loro circoncisione, ma del loro battesimo, affinché questo parallelo e paragone con il nostro battesimo potesse essere maggiormente evidente. Ora, dunque, se mantenete saldo questo parallelo, allora aggiungete due considerazioni per renderlo ancora più completo: esse sono entrambe contro gli Anabattisti. Primo, Essi furono veramente battezzati con l’acqua, quando furono bagnati o spruzzati sotto la nuvola (e quindi l’Apostolo dice, essi furono battezzati “nella nuvola”); così noi e i nostri bambini siamo veramente battezzati con l’acqua, quando siamo aspersi o immersi, che non è affatto incoerente, ma ben congruente con il significato del verbo baptizein. Perché sebbene esso significhi immergere, intingere, nel qual senso Giulio Polluce, lib. 1, cap. 9, riconosce fra i patimenti di una nave, tizesqai, submergi, essere affondata e finire sott’acqua (e se qualcuno vuole contendere che il significato nativo di baptizo è mergo o tingo, io non penso che possa essere provato in modo convincente, né che costituirebbe un argomento contro l’aspersione anche se fosse provato), questo spero non possa essere negato, che baptizo significa anche abluo, lavo, e così è usato per qualsiasi maniera di abluzione in acqua, che chiunque voglia negarlo dovrà contraddire Esichio, Budeus, Stefano, Scapula, Ario Montano, Pasor, nei loro lessici, e lo Spirito Santo stesso, 1 Cor. 10:2; Ebr. 9:10; Lu. 11:38, con Mc. 7:3, 4. Secondo, osservo che, sebbene i bambini del popolo d’Israele non fossero adatti a mangiare la manna, o a bere l’acqua della roccia, come facevano quelli di una certa età, tuttavia anche i più giovani dei loro bambini furono battezzati, e ricevettero il sigillo sacramentale della loro appartenenza a Cristo e al patto di grazia, che è un precedente significativo per il nostro battesimo; e deve necessariamente rimanere saldo, a meno che noi non indeboliamo, o sovvertiamo del tutto, l’argomentazione dell’Apostolo in quel passo. Perché cosa vi è di più certo che fra così tante centinaia di migliaia di persone vi fossero diversi neonati che non avevano ancora l’uso della ragione, né erano capaci di rendere conto della propria fede? Cosa vi è di più incontrovertibile che questi neonati furono, con il resto della congregazione, battezzati nel mare e sotto la nuvola, essendo esternamente incorporati nella nazione d’Israele e nella progenie d’Abrahamo? Cosa vi è di più evidente che l’Apostolo ci mostra che il loro battesimo fu materialmente e sostanzialmente lo stesso del nostro, sia per la grazia significata e sigillata, che per l’elemento stesso dell’acqua? Così che quel loro battesimo infantile è (per la materia, e secondo la dottrina dell’Apostolo) una buona garanzia per il battesimo infantile fra di noi, come se il Nuovo Testamento ci avesse espressamente detto che alcuni neonati furono battezzati da Cristo o dai suoi apostoli. Questo argomento ha prodotto molta impressione nei miei pensieri, e mentre guardo al sostegno dei teologi, trovo che alcuni, molto notevoli, hanno avuto questa stessa nozione da questo testo contro gli Anabattisti, dimostrando anche che le loro obiezioni contro il battesimo infantile cadono tanto pesantemente sopra quel battesimo dei bambini d’Israele. Il mio reverendo fratello, Mr. Baillie, ha tratto un’argomentazione dal medesimo testo per il battesimo infantile, vedere Anabaptisme, pagg. 149, 150.

Ma ora, in terzo luogo, mentre si sostiene che l’origine del battesimo sia da ravvedersi nel battesimo in uso tra i Giudei nell’ammissione dei proseliti, primo, deve essere provato da coloro che sono di questa opinione, che l’usanza Giudaica di battezzare con acqua i proseliti che essi accoglievano, sia anteriore a Giovanni Battista, che io trovo solo supposto, ma non dimostrato. Mr. Ainsworth, su Gen. 17:12, è effettivamente di quell’opinione, che l’usanza di battezzare i proseliti sia più antica di Giovanni Battista, ma non porta alcuna testimonianza all’infuori di Mosè Maiomonide. Mr. Marshall, nella sua difesa del battesimo infantile, pag. 170, concede a Mr. Tombes che il battesimo fosse un rito conosciuto tra i Giudei nella loro ammissione dei proseliti molto prima che che esso iniziasse ad essere un sacramento di istituzione divina. E così dalla supposizione stessa di Mr. Tombes, egli dibatte per il battesimo infantile, il che aveva ragione di fare. Nondimeno io non ho mai letto una prova o una testimonianza portata per dimostrare il battesimo dei proseliti, che non è più antico dei giorni di Giovanni Battista o di Cristo. La Scrittura non menziona alcun segno, o sigillo, o cerimonia, dell’iniziazione dei proseliti, tranne la circoncisione, dopo la professione della loro fede e del desiderio di adorare il vero Dio, e di appartenere al suo popolo. Il battesimo dei proseliti era una delle tradizioni o invenzioni Giudaiche, nella loro epoca tarda e decadente. Quando ebbe inizio non l’ho ancora scoperto, né ho ancora visto alcuna prova che possa rendere quell’usanza più antica di Giovanni Battista, o altrettanto antica del battesimo di Cristo. Inoltre, che ne sia pure provata l’antichità, tuttavia i maggiori studiosi dell’antichità Giudaica hanno osservato che il battesimo dei proseliti era amministrato non solo a coloro che erano cresciuti e adulti, ma anche ai bambini. Così Dr. Buxtorf e Mr. Selden.[3]

Un tale proselito minorenne gli scrittori Ebrei chiamano wfq rg, ger katan; e considerano un figlio minor er puer dalla sua nascita fino ai tredici anni d’età […] così che per i loro principi un bambino d’uno o due anni poteva essere battezzato come proselito dietro il consenso del padre o della corte.

Concludo, che poiché l’istituzione del battesimo in acqua risale a quei battesimi e lavacri dell’Antico Testamento, che sono menzionati in Eze. 16:4; 1 Cor. 10:1, 2, di cui tanto i neonati quanto gli adulti erano partecipi, e poiché gli stessi autori del Talmud ammettono i figli dei proseliti tanto quanto i propri al battesimo, sicuramente Mr. Tombes non ha guadagnato nulla, ma ha perso molto, nell’intraprendere questa questione.

Aggiungo un altro testo, Efe. 5:26, dove l’Apostolo (riferendosi, come comprendo, a quei passi dell’Antico Testamento) dice che Cristo “ha amata la Chiesa, e ha dato sé stesso per lei; acciocchè, avendola purgata col lavacro dell'acqua, la santificasse per la parola; per farla comparire…” Non sono forse i figli dei credenti parte di questa chiesa che Cristo ha amata, e per la quale egli diede se stesso, affinché potesse santificarla e purificarla, e potesse presentare a sé una chiesa gloriosa, priva di macchia o screzio? Se è così, allora ricordate che l’intero testo è copulativo; e nessuno che appartenga alla chiesa e al corpo di Cristo può essere separato da alcuna parte del testo. Potremmo allora sostenere che i figli dei credenti non ancora cresciuti alla conoscenza e all’uso della ragione sono incapaci dell’amore di Cristo, o della giustificazione, santificazione e glorificazione per Cristo, se sosteniamo che essi sono incapaci di quel “lavacro dell’acqua per mezzo della parola,” vale a dire del battesimo, che non può essere reso vano, ma è efficace per tutti i membri di Cristo, giovani ed anziani, in virtù della parola della promessa e del patto di grazia suggellato in quel sacramento; secondo quanto dice Agostino, Accedit verbum ad elementum et fit sacramentum. Il lavacro dell’acqua con la parola non può essere ristretto alla chiesa degli adulti o dei veri credenti più di quanto non lo possano l’amore e la morte di Cristo, con i loro fini ed effetti. La complicazione di questi benefici è più chiara nell’originale; la traduzione più prossima è, Che lavandola con il lavacro dell’acqua, per mezzo della parola, egli potesse santificarla. La versione Tigurina è così, Ut illam sanctificaret, mundatam lavacro aquœ, etc. .

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