Catmagwest058
From Diwygiad
58. D. In che modo diventiamo partecipi dei benefici che Cristo ha procurato?
R. Diventiamo partecipi dei benefici che Cristo ha procurato quando essi ci sono particolarmente applicati dall'opera di Dio lo Spirito Santo.
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Riferimenti biblici
- I benefici di Cristo ci sono applicati. "È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome" (Giovanni 1:11-12).
- La rigenerazione per opera dello Spirito Santo è essenziale per la salvezza. "Egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore" (Tito 3:5-6); Giovanni 3:1-10.
Commento
Una dottrina di particolare importanza è quella che ci parla del ruolo che svolge, nella dinamica della salvezza, lo Spirito Santo di Dio. E' ciò che mette in evidenza questa domanda e risposta del Catechismo quando afferma che: opera dello Spirito Santo è applicare personalmente agli eletti ciò che Cristo ha conseguito per loro attraverso la Sua vita, morte e risurrezione.
Benché qualsiasi paragone abbia sempre i suoi limiti, potremmo dire ciò che Cristo ha conseguito sia simile ad una medicina. Le virtù di una medicina si manifestano allorché essa viene assunta dal paziente. L'efficace medicina di Cristo è stata procurata, preparata, per coloro ai quali Dio ha concesso la grazia della salvezza. In che modo essa potrà raggiungerli, però, dato che essi sono infermi e troppo deboli per andarsela a procurare ed avvalersene? Attraverso l’opera dello Spirito Santo, del quale Gesù ha detto: "Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà" (Giovanni 14:16). Proprio come Gesù, durante la Sua vita terrena, attivamente andava a raccogliere i Suoi discepoli ["Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi" (Giovanni 15:16)], così Egli aveva detto: "Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore" (Giovanni 10:16). In che modo Egli sarebbe andato a raccoglierle? Non personalmente, ma attraverso l'opera vicaria (che continua a tutt'oggi) dello Spirito Santo. Ai Suoi eletti Egli manda in diversi modi (ad esempio attraverso la predicazione o la letteratura cristiana) gli araldi dell'Evangelo. Attraverso questo messaggio Egli li chiama personalmente e rigenerandoli (attivandoli, vivificandoli spiritualmente), Egli li mette in condizione di rispondervi positivamente, conducendoli così efficacemente al ravvedimento ed alla fede in Cristo.
E' quanto è avvenuto, ad esempio, quando il diacono Filippo è inviato dallo Spirito Santo a portare l'Evangelo personalmente al ministro della regina Candace mentre, lungo una strada deserta, questi tornava a casa: "Lo Spirito disse a Filippo: «Avvicìnati e raggiungi quel carro»" (Atti 8:29). Attraverso le parole di Filippo, lo Spirito Santo opera nel cuore di quell'uomo portandolo alla fede in Cristo ed al battesimo. Si potrebbe pure rammentare quanto avviene nella conversione di Lidia: "Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo" (Atti 16:14). Lo stesso Spirito che conduce Paolo proprio dove si trovava quella donna, è lo stesso che "le apre il cuore" affinché si converta a Cristo.
Questo è il messaggio del capitolo 3 del vangelo secondo Giovanni, dove Gesù riceve la visita di Nicodemo, uno dei capi dei Giudei ed esperto di religione. Nicodemo vorrebbe conoscere di più e di prima mano al riguardo di Gesù e del Suo insegnamento e la prima cosa che Gesù gli insegna riguarda la necessità della nuova nascita, la rigenerazione spirituale operata dallo Spirito Santo, e questo come presupposto indispensabile per comprendere veramente e vivere, in comunione con Lui, "le cose di Dio". In questo episodio, la reiterata affermazione di Gesù: "Devi nascere di nuovo" non è un comando ma la constatazione di un fatto (nessuno, infatti, può far nascere sé stesso, nemmeno se lo volesse). Infatti, "nascere dallo Spirito" significa essere oggetto dell’azione di un "vento" che sovranamente "soffia dove vuole" (non è manipolabile) e noi non sappiamo né da dove venga né dove vada... Solo chi è sospinto da questo "vento" si muove nella direzione giusta, va con fede a Cristo. "...infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio" (Romani 8:14).
Credere in Cristo e quindi ricevere la salvezza nella riconciliazione con Dio non è qualcosa che noi possiamo produrre con le nostre risorse, ma è suscitato da Dio stesso. Noi possiamo solo invocare Dio di concederci questa fede. Sempre l'evangelista Giovanni afferma che "a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome", ma subito dopo precisa: "...i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio" (Giovanni 1:12-13).
Vi è dunque una differenza nei rispettivi ruoli di Cristo e dello Spirito Santo. Cristo ha conseguito, ottenuto, procurato per noi la redenzione, mentre lo Spirito Santo è Colui che la applica personalmente facendo in modo che di fatto gli eletti facciano esperienza dei relativi benefici. E' necessario che sia lo Spirito Santo ad applicare la redenzione di Cristo personalmente perché, se lasciati a noi stessi, saremmo troppo deboli per ricevere i benefici dell'opera di Cristo. E' lo Spirito Santo che sovranamente rigenera spiritualmente trasformando il nostro cuore e conduce al ravvedimento ed alla fede in Cristo.
Approfondimenti
La nostra volontà è libera e determinante?
Gran parte dell'evangelicalismo contemporaneo mette molto in evidenza quanto sia importante, per diventare partecipi dei benefici di Cristo, la decisione consapevole di accogliere Cristo come Signore e Salvatore della propria vita. Lo si ritiene un fatto necessario e scontato. E' determinante per la salvezza la volontà della persona che così "decide per Cristo", e fino a che punto? Questi stessi ambienti insistono molto sulla libertà che si presuppone l'individuo abbia, di accogliere oppure di respingere Cristo. Come si concilia questo con il ruolo che lo Spirito Santo di Dio ha nella dinamica della conversione? E' forse esso solo di aiuto e di stimolo, oppure è determinante? I presupposti di coloro che mettono in evidenza la facoltà umana di decidere e la sua libertà, però, spesso non sono quelli biblici, ma sono da riscontrarsi nell'ideologia umanistica che più o meno consapevolmente influenza il loro pensiero. La prospettiva biblica, la sua precisa antropologia, ci porta a ragionare in modo diverso. Consideriamo le seguenti proposizioni che riteniamo ciascuna corretta.
- La nostra salvezza dipende dal fatto di accogliere oppure di respingere l'Evangelo.
- L'accogliere o il respingere l'Evangelo è sempre un atto della nostra volontà.
- Senza l'intervento dello Spirito Santo, la nostra volontà ci condurrebbe inevitabilmente a respingere l'Evangelo.
- Quando lo Spirito Santo ci rigenera e ci trasforma spiritualmente, la nostra volontà è così liberata ed essa ci conduce al ravvedimento e ad accogliere l'Evangelo.
- Ne consegue che, alla fin fine, tutto dipende dall'opera dello Spirito Santo nel nostro cuore.
Di fatto, nessuno è da considerarsi "libero di decidere" perché la volontà dell'uomo naturale è costantemente determinata dalla nostra condizione di peccatori ostili ed avversi a Dio. Intendiamo di fatto sempre affermare noi stessi e la nostra autonomia rispetto a Dio. Questa è la nostra arrogante empietà e peccato. Potremmo eventualmente comprendere la necessità che abbiamo della salvezza, ma essa la vorremmo solo "alle nostre condizioni". Eco così che noi, ricurvi su noi stessi, che mai potremmo scegliere se non solo e sempre il nostro malinteso tornaconto? Il nostro "campo visivo" è estremamente limitato: tutto dev'essere "al nostro servizio", anche Dio, semmai Lo riconoscessimo. La nostra condizione spirituale è così di tragico asservimento e perdizione. Pretendere che l'uomo naturale, così com'è, scelga Dio, si ravveda dai propri peccati e si affidi a Cristo, è una patetica illusione. Al massimo potrebbe accettare un vangelo "riveduto e corretto", anzi, corrotto, un "vangelo di comodo", che poi non è l'Evangelo. Se non fosse per l'azione efficace dello Spirito Santo che libera la nostra volontà asservita, ci raddrizza, cura la nostra vista "allargandoci il campo visivo" , nessuno accoglierebbe mai il Dio vero e vivente e l'Evangelo della salvezza in Cristo. Di fatto, secondo la promessa di Cristo, lo Spirito Santo interviene in coloro ai quali Dio ha concesso la Sua grazia ed opera in loro una rigenerazione spirituale tale che, attratti a Cristo, essi giungono al ravvedimento ed alla fede in Lui. L'applicazione dei benefici dell'opera redentrice di Cristo a noi personalmente, così, non da intendersi come cosa soggetta al nostro controllo, ma è opera sovrana di Dio, il quale agisce (Lui, e non noi) quando, dove e come Egli vuole. Egli è il vasaio e noi siamo l'argilla.
Alcune prospettive errate
Si sente pure oggi affermare che altri pure sarebbero i modi per diventare partecipi dei benefici di Cristo.
Una di queste dottrine errate è l'universalismo. C'è, infatti, chi dice che la redenzione procurata da Cristo sia distribuita a tutti indistintamente e salvi tutti, nello stesso modo in cui si potrebbe sciogliere una medicina nell'acqua di un acquedotto affinché tutti la assumano automaticamente bevendo. Essi poi aggiungono che evangelizzare significherebbe dire a tutti che questa medicina è stata distribuita in questo modo tanto da suscitare (benché questo non lo ritengano essenziale) la riconoscenza della gente. Una tale prospettiva contraddice l'insegnamento della Scrittura sia quando essa parla della realtà del fatto che innumerevoli persone saranno condannate e perdute per sempre, che delle strumentalità del ravvedimento e della fede come componente indispensabile della salvezza.
Un'altra dottrina errata è quella del sacramentalismo. Chi lo sostiene dice, infatti, che la redenzione operata da Cristo sarebbe distribuita efficacemente solo da sacerdoti autorizzati attraverso i sacramenti (in particolare l'eucaristia). Partecipando a questi sacramenti noi riceveremmo i benefici dell'opera di Cristo. I sacramenti (il Battesimo e la Cena del Signore) annunciano e suggellano l'opera di Cristo come pure sono di grande beneficio per coloro che vi partecipano con fede, ma non comunicano di per sé stessi la grazia di Dio "ex opere operato".
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