Salmodia - Principi

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L'insegnamento biblico al riguardo del culto è di chiarezza cristallina. Compito della chiesa non è quello di fare innovazioni e creare nuove forme di culto od ordinanze, ma semplicemente quello di vedere ciò che Dio ha dichiarato nella Sua Parola e di ubbidirvi. La podestà della chiesa è soltanto ministeriale e dichiarativa. Essa deve annunciare la dottrina, far rispettare le leggi ed eseguire gli atti di governo che Cristo le ha affidato. Non deve aggiungervi nulla di propria iniziativa, né sottrarre nulla a ciò che il Signore ha stabilito. Essa non possiede alcun potere discrezionale. Se questo principio fosse coerentemente rispettato, sarebbero evitati molti degli abusi dei quali spesso ci lamentiamo e le innumerevoli e contrastanti innovazioni che sono state introdotte prive di fondamento scritturale. Assistiamo oggi, infatti, anche in molte chiese evangeliche all'introduzione di innovazioni in palese violazione degli stessi principi sui quali esse stesse erano state stabilite. Pur essendo state introdotte "con le migliori intenzioni", di fatto sono espressione di miope "sapienza umana" che, di fatto, impone al popolo di Dio fardelli che non era tenuto a portare. Tenuti ad ubbidire solo a quanto il Signore ha comandato, l'aderenza diligente al principio biblico di regolazione del culto assicura al popolo di Dio quella libertà che il Signore le ha conquistato.
L'insegnamento biblico al riguardo del culto è di chiarezza cristallina. Compito della chiesa non è quello di fare innovazioni e creare nuove forme di culto od ordinanze, ma semplicemente quello di vedere ciò che Dio ha dichiarato nella Sua Parola e di ubbidirvi. La podestà della chiesa è soltanto ministeriale e dichiarativa. Essa deve annunciare la dottrina, far rispettare le leggi ed eseguire gli atti di governo che Cristo le ha affidato. Non deve aggiungervi nulla di propria iniziativa, né sottrarre nulla a ciò che il Signore ha stabilito. Essa non possiede alcun potere discrezionale. Se questo principio fosse coerentemente rispettato, sarebbero evitati molti degli abusi dei quali spesso ci lamentiamo e le innumerevoli e contrastanti innovazioni che sono state introdotte prive di fondamento scritturale. Assistiamo oggi, infatti, anche in molte chiese evangeliche all'introduzione di innovazioni in palese violazione degli stessi principi sui quali esse stesse erano state stabilite. Pur essendo state introdotte "con le migliori intenzioni", di fatto sono espressione di miope "sapienza umana" che, di fatto, impone al popolo di Dio fardelli che non era tenuto a portare. Tenuti ad ubbidire solo a quanto il Signore ha comandato, l'aderenza diligente al principio biblico di regolazione del culto assicura al popolo di Dio quella libertà che il Signore le ha conquistato.
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'''Il principio regolatore del culto è do importanza cruciale per comprendere la Salmodia esclusiva''', perché, se da una parte vi è abbondante evidenza biblica che i Salmi fossero usati nel culto durante tutto il tempo dell'Antico e del Nuovo Testamento, nella Bibbia non c'è evidenza alcuna che il popolo di Dio abbia mai fatto uso nel culto pubblico di inni di semplice composizione umana che non portassero il sigillo dell'ispirazione da parte di Dio. Le chiese che nel loro culto pubblico fanno uso di inni il cui contenuto non corrisponde alle espressioni della Parola di Dio, devono provare che tale pratica abbia l'avallo biblico, per comando diretto, esempio o deduzione necessaria.
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'''Il principio regolatore del culto è di importanza cruciale per comprendere la Salmodia esclusiva''', perché, se da una parte vi è abbondante evidenza biblica che i Salmi fossero usati nel culto durante tutto il tempo dell'Antico e del Nuovo Testamento, nella Bibbia non c'è evidenza alcuna che il popolo di Dio abbia mai fatto uso nel culto pubblico di inni di semplice composizione umana che non portassero il sigillo dell'ispirazione da parte di Dio. Le chiese che nel loro culto pubblico fanno uso di inni il cui contenuto non corrisponde alle espressioni della Parola di Dio, devono provare che tale pratica abbia l'avallo biblico, per comando diretto, esempio o deduzione necessaria.
Nelle sezioni seguenti di questo saggio esamineremo le argomentazioni standard usate per giustificare l'uso di canti non ispirati nell'ambito del culto pubblico cristiano. Vedremo come, di fatto, esse siano basate o su esegesi fallace della Scrittura, equivoci, perversione del principio regolatore del culto (come, ad esempio, che il canto nel culto sia un elemento circostanziale e non essenziale) o speculazioni prive di fondamento (come l'argomentazione che suppone l'esistenza nel Nuovo Testamento di frammenti di inni). Vedremo come i riformatori calvinisti, i presbiteriani scozzesi, gli ugonotti francesi, i riformati olandesi e inglesi, ed i puritani americani avessero ragione nel conservare per il loro culto la salmodia esclusiva.
Nelle sezioni seguenti di questo saggio esamineremo le argomentazioni standard usate per giustificare l'uso di canti non ispirati nell'ambito del culto pubblico cristiano. Vedremo come, di fatto, esse siano basate o su esegesi fallace della Scrittura, equivoci, perversione del principio regolatore del culto (come, ad esempio, che il canto nel culto sia un elemento circostanziale e non essenziale) o speculazioni prive di fondamento (come l'argomentazione che suppone l'esistenza nel Nuovo Testamento di frammenti di inni). Vedremo come i riformatori calvinisti, i presbiteriani scozzesi, gli ugonotti francesi, i riformati olandesi e inglesi, ed i puritani americani avessero ragione nel conservare per il loro culto la salmodia esclusiva.

Revision as of 20:17, 16 September 2011

Il canto dei Salmi risponde ai principi biblici di regolazione del culto

Nella Bibbia esiste un certo numero di importanti dottrine che, pur senza appoggiarsi in modo conclusivo su uno o due versetti particolari, sono dedotte dalle Scritture.

La salmodia esclusiva fluisce direttamente dall'insegnamento complessivo delle Scritture al riguardo del culto che deve essere reso a Jahvè. La Bibbia insegna che: "Il modo accettevole di adorare il vero Dio ... è stato rivelato da Lui stesso, e quindi le forme della nostra adorazione sono limitate dalla sua volontà rivelata. Non è lecito rendergli culto secondo invenzioni e schemi umani, né secondo i suggerimenti di Satana, né con immagini, né in altri modi che non siano non prescritti dalle Sacre Scritture" (Confessione di Fede di Westminster, 21:1) (n1).

Quando si tratta degli elementi del culto e del contenuto della lode, dobbiamo sempre avere l'avallo, il sostegno, l'autorizzazione della Parola di Dio. E' Dio che stabilisce i parametri di ciò che è permesso nel culto, non l'uomo. In altre parole, tutto ciò che la chiesa compie nel culto deve essere comprovato dalla Bibbia. Quest'avallo può essere ottenuto da un comando esplicito da parte di Dio: [ad es. " fate questo in memoria di me" (Luca 22:19); oppure per logica deduzione dalle Scritture (ad es. non ci potrebbe essere un comando esplicito, ma quando si confrontano diversi testi, essi insegnano o presuppongono una pratica scritturale); oppure da un esempio biblico storico (ad es. il passaggio dal settimo giorno al primo giorno della settimana, come giorno dedicato al culto comunitario pubblico).

La dottrina riformata al riguardo del culto, chiamata "la legge scritturale del culto", "il principio puritano del culto", o "il principio regolatore del culto", è chiaramente insegnato sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento. In Genesi 4:3-5 leggiamo come Dio respinga l'offerta che Caino fa a Dio come espressione del suo culto (frutti della terra), ma accetta l'offerta di Abele (il sacrificio di animali). Perché? Perché anche se l'offerta di frutta non fosse stata proibita, pure essa non era stata comandata. Levitico 10:1-2 riporta come Dio uccida Nadab ed Abihu perché avevano offerto a Dio "fuoco straniero ... diverso da ciò che Egli aveva loro ordinato". L'offerta di "fuoco straniero" non era proibita nelle Scritture, ma pure non era comandata. In Deuteronomio 12:32, nello specifico contesto dell'evitare pratiche cultuali pagane, Dio dice: "Avrete cura di mettere in pratica tutte le cose che vi comando; non vi aggiungerai nulla e nulla ne toglierai" (Cfr. Deuteronomio 4:2; Geremia 7:24-31; 19:5; 1 Re 12:32-33; Numeri 15:39-40).

In 2 Samuele 6:3-7 leggiamo del giudizio di Dio che cade sugli uomini di Davide che avevano rimosso l'Arca dell'alleanza. Perché erano stati condannati? L'ira di Dio si era manifestata loro: "Siccome voi non c'eravate la prima volta, il SIGNORE, il nostro Dio, fece piombare un castigo fra noi, perché non lo cercammo secondo le regole stabilite" (1 Cronache 15:13).

Gesù riprovera i Farisei perché facevano delle aggiunte alla legge di Dio, dicendo loro: "E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione?" (Matteo 15:3). Gesù pure dice alla donna presso il pozzo: "Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità" (Giovanni 4:24). Quando Gesù dà degli ordini agli apostoli prima della Sua ascensione al cielo, forse che dà alla chiesa la facoltà di stabilire proprie dottrine, governo, culto e giorni sacri? Assolutamente no! "...insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28:20).

Gesù dice ai Farisei che si facevano le loro regole per il culto: "Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d'uomini" (Matteo 15:9). Paolo afferma che aggiungere dei comandamenti e dottrine umane alla fede cristiana: "Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali «Non prendere, non gustare, non toccare»? Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne" (Colossesi 2:20-23 CEI). Il "culto volontario" (Riveduta), così, viene condannato.

L'insegnamento biblico al riguardo del culto è di chiarezza cristallina. Compito della chiesa non è quello di fare innovazioni e creare nuove forme di culto od ordinanze, ma semplicemente quello di vedere ciò che Dio ha dichiarato nella Sua Parola e di ubbidirvi. La podestà della chiesa è soltanto ministeriale e dichiarativa. Essa deve annunciare la dottrina, far rispettare le leggi ed eseguire gli atti di governo che Cristo le ha affidato. Non deve aggiungervi nulla di propria iniziativa, né sottrarre nulla a ciò che il Signore ha stabilito. Essa non possiede alcun potere discrezionale. Se questo principio fosse coerentemente rispettato, sarebbero evitati molti degli abusi dei quali spesso ci lamentiamo e le innumerevoli e contrastanti innovazioni che sono state introdotte prive di fondamento scritturale. Assistiamo oggi, infatti, anche in molte chiese evangeliche all'introduzione di innovazioni in palese violazione degli stessi principi sui quali esse stesse erano state stabilite. Pur essendo state introdotte "con le migliori intenzioni", di fatto sono espressione di miope "sapienza umana" che, di fatto, impone al popolo di Dio fardelli che non era tenuto a portare. Tenuti ad ubbidire solo a quanto il Signore ha comandato, l'aderenza diligente al principio biblico di regolazione del culto assicura al popolo di Dio quella libertà che il Signore le ha conquistato.

Il principio regolatore del culto è di importanza cruciale per comprendere la Salmodia esclusiva, perché, se da una parte vi è abbondante evidenza biblica che i Salmi fossero usati nel culto durante tutto il tempo dell'Antico e del Nuovo Testamento, nella Bibbia non c'è evidenza alcuna che il popolo di Dio abbia mai fatto uso nel culto pubblico di inni di semplice composizione umana che non portassero il sigillo dell'ispirazione da parte di Dio. Le chiese che nel loro culto pubblico fanno uso di inni il cui contenuto non corrisponde alle espressioni della Parola di Dio, devono provare che tale pratica abbia l'avallo biblico, per comando diretto, esempio o deduzione necessaria.

Nelle sezioni seguenti di questo saggio esamineremo le argomentazioni standard usate per giustificare l'uso di canti non ispirati nell'ambito del culto pubblico cristiano. Vedremo come, di fatto, esse siano basate o su esegesi fallace della Scrittura, equivoci, perversione del principio regolatore del culto (come, ad esempio, che il canto nel culto sia un elemento circostanziale e non essenziale) o speculazioni prive di fondamento (come l'argomentazione che suppone l'esistenza nel Nuovo Testamento di frammenti di inni). Vedremo come i riformatori calvinisti, i presbiteriani scozzesi, gli ugonotti francesi, i riformati olandesi e inglesi, ed i puritani americani avessero ragione nel conservare per il loro culto la salmodia esclusiva.



Note

(n1) "E' stata l'applicazione di questo principio a permettere ai riformatori protestanti di realizzare la loro grande opera di riforma. Sulla base di questo principio essi avevano negato la legittimità di cinque sacramenti su sette e conservato solo il Battesimo e la Cena del Signore. Allo stesso modo è stata l'applicazione di questo principio a metterli in grado di purificare il culto di Dio ordinandolo in accordo con la volontà di Dio come annunciata nella Sua Parola. L'opera della Riforma implica negazioni e affermazioni. Respinge l'uso di altari, croci, crocifissi, candele, incenso, e svariate altre pratiche non scritturale, come pure ristabilisce l'uso della preghiera spontanea libera in distinzione dalla lettura di formulari di preghiere, la lettura ed esposizione diligente della Parola di Dio, ed il canto assembleare dei Salmi. Laddove sia respinto o ignorato il principio che ciò che non è prescritto è proibito, la purezza del culto che a Dio è dovuto è messa in pericolo" (M.C. Ramsey, Psalms Only, pp. 24-25)

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