Salmodia - Testimonianza biblica

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= La testimonianza biblica =
= La testimonianza biblica =
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== Il canto dei Salmi è comandato? - Il canto di inni non ispirati è autorizzato? ==
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== La precisa ordinanza del canto della Parola di Dio ==
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La questione se Dio ha comandato che la Sua chiesa cantasse i Salmi durante il culto pubblico può sembrare assurda, eppure persino tra i Riformati vi sono coloro che  sostengono che il canto dei Salmi non sia richiesto. Si ode, per esempio, affermare che, sebbene la Scrittura comandi il canto delle lodi, esso non richieda lo specifico canto dei Salmi nel culto. Altri ancora sostengono che dato che né l'Antico né il Nuovo Testamento comandano direttamente il canto dei Salmi nel culto comunitario pubblico di Dio, il cantarli dobbiamo considerarlo più un privilegio che un dovere.
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La tradizione del canto e della musica "da chiesa" è oggi così consolidata e tanto presa per scontata come elemento qualificante del culto cristiano (secondo gli stili più diversi, antichi e moderni) e come valore culturale, che metterne in discussione la legittimità così come viene oggi praticata, può sembrare un'assurda eccentricità. Le esigenze della fedeltà al carattere normativo della Bibbia come espressione della volontà di Dio su ogni aspetto della nostra fede e della nostra condotta, però, devono essere considerate prevalenti su ogni altra considerazione. La chiesa cristiana deve essere sempre disposta a mettersi in discussione confrontandosi costantemente con la propria "carta costituzionale", gli scritti dell'Antico e del Nuovo Testamento, che essa confessa come Parola di Dio e norma della propria identità e vita. Contrariamente a quanto sembra prevalere oggi, non siamo noi a dover criticare la Bibbia, ma è la Bibbia che deve essere istanza critica della nostra fede e della nostra prassi.
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La ragione per la quale gli oppositori della salmodia sostengono che il canto dei Salmi non sarebbe comandato, è che se il canto di inni non ispirati non è un comandamento di Dio, allora si potrebbe sostenere che il contenuto dei canti di lode sia un elemento circostanziale del culto e non un elemento essenziale. Sostenere che il canto dei Salmi non sia comandato, di fatto è un tentativo di eludere il principio regolatore del culto. Se può essere dimostrato dalla Scrittura che il canto della Parola ispirata di Dio sia un'ordinanza divina, allora il canto di composizioni umane non ispirate è pure automaticamente escluso dal culto pubblico. Di fatto, è necessario ''dimostrare'' che la Scrittura prescriva il canto di testi non ispirati. Questo, come si vedrà più avanti non è possibile. Coloro che sostengono che il canto dei Salmi nel culto non sia comandato e che quindi sia semplicemente un fattore circostanziale del culto, sono costretti ad ignorare una grande quantità di evidenze contrarie. '''Il canto dei Salmi ispirati da Dio nel culto è sostenuto da comandi specifici, dall'esempio storico e dalla deduzione.'''
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Uno degli elementi caratterizzanti della chiesa cristiana è il suo culto, il culto che essa rende a Dio e che per essere quel che il Signore Gesù prescrive, vale a dire un culto "in spirito e verità", deve essere impostato ''secondo le precise disposizioni di Dio stesso'' e non come a noi sembra più opportuno o piace. Così come il popolo di Dio sotto l'Antico Testamento aveva ricevuto precise istruzioni a proposito del culto, così pure al popolo di Dio sotto il Nuovo Testamento non è concessa alcuna facoltà di uscire dai confini di quanto gli è stato comandato, è esemplificato o può essere dedotto dall'insegnamento e dalla pratica apostolica.
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*Il libro stesso dei Salmi contiene diversi comandi di esprimere la lode verso Dio attraverso i Salmi stessi. "Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE, acclamiamo alla rocca della nostra salvezza! Presentiamoci a lui con lodi, celebriamolo con salmi!" (Salmo 95:1-2) (n1), Si confronti pure: [http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=salmi81:2;98:5;100:2;105:2 Salmo 81:2; 98:5; 100:2; 105:2]).
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La proclamazione della Parola scritta di Dio sta al centro del culto cristiano.  
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*Che il libro dei Salmi sia espressamente designato da Dio per il canto nell'ambito del culto, è indicato dalla terminologia musicale presente nei titoli dei salmi stessi ed attraverso i Salmi. Vi si menziona infatti il capo dei musici, gli strumenti musicali da usarsi e le melodie prescritte. Si definiscono costantemente i Salmi come "canti, salmi (canti melodiosi) ed inni". Sebbene sia vero che i Salmi possano essere semplicemente letti, pregati, recitati come una litania e così via, essi erano stati chiaramente intesi affinché il popolo di Dio li cantasse.
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*Essa viene letta e poi spiegata ed applicata attraverso la predicazione,  
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*Registrati nella Bibbia vi sono diversi esempi biblici storici di Salmi usati nel culto pubblico (cf. 1 Cronache 16; 2 Cronache 5:13; 20:21; 2 Samuele 1:18; 2 Cronache 5:13; 29:30; Esdra 3:11). Essi non erano solo cantati dal coro di Leviti di fronte al popolo di Dio, ma anche diligentemente insegnati alla "gente comune" (ad es. Esodo 15:1; 2 Samuele 1:18; 2 Cronache 23:13; Salmo 30:4; 137:1 ss.; Matteo 26:30; Giacomo 5:13)
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*rappresentata attraverso le ordinanze del Battesimo e della Cena del Signore,  
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*Il fatto che Dio ha posto nel canone delle Scritture ispirate una collezione di 150 canti per il culto, prova di per sé stesso che Dio richiede che questi canti siano usati nel culto pubblico. Il Signore ci ha dato nelle Scritture un intero libro di Salmi ispirati e poi ci ha comandato: "Cantate i salmi". Persino indipendentemente dalla questione se nel culto sia ammesso il canto di composizioni non ispirate, non è forse il massimo della follia e dell'empietà guardare, per così dire, il Signore in faccia e poi insistere di non avere alcun obbligo di cantarvi i Salmi che Egli ci ha fornito, quelli che Egli, nella Sua grazia, ci ha messo nelle mani? Il fatto stesso che un'ampia collezione di Salmi sia stata posta nel canone delle Scritture, senza alcun limite dimostrabile per il loro utilizzo, costituisce un comando divino di usare quell'intero libro nell'ambito del culto. Se il Signore ci ha affidato, come ha fatto, il libro dei Salmi e ci comanda di cantare i Salmi, noi non abbiamo alcun diritto, senza ulteriori istruzioni, di escludere certi salmi da quelli che sono resi disponibili alla chiesa. Coloro che sostengono che porre un innario ispirato nel più bel mezzo del Canone non sia un fattore significativo e che non sia una chiara indicazione che Dio intendesse che essi fossero usati nel culto della chiesa, potrebbero altresì sostenere che la composizione del canone non fornisca alcun'indicazione specifica che i 66 libri ivi contenuti debbano essere usati quando la Parola di Dio è letta nel culto della chiesa.
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*come pure essa è ''cantata'' dalla comunità riunita per il culto.  
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*Un esame attento dei testi biblici che trattano dei canti usati nel culto e come siano stati composti i canti per il culto, rivela che Dio solo autorizza ed accetta per la lode che Gli è rivolta, solo canti ispirati. Se quando la Bibbia parla della fonte dei canti per il culto, essa rappresenta il testo come prodotto sotto ispirazione divina, allora l'ispirazione è pure una norma divina per questa ordinanza.
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Nella Bibbia vi sono così tanti esempi che mostrano lo stretto rapporto esistente fra il comporre per la chiesa canti di lode e l'ispirazione profetica, che è sorprendente come questo punto sia stato ignorato da coloro che asseriscono di attenersi al principio regolatore. C'è l'esempio della profetessa Miriam che, per divina ispirazione, compone un canto per celebrare la liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Abbiamo pure il canto ispirato di Debora, la profetessa (Giudici 5). Vi sono i canti ispirati dallo Spirito Santo del profeta Isaia (p. es. 5:1; 26:1ss, ecc.) come pure i canti ispirati di Maria  (Luca 1:46 ss). Se 1 Corinzi 14:26 si riferisce a cristiani che componevano canti per il culto pubblico, essi erano prodotti dall'immediata azione dello Spirito Santo.
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E' così che il canto è da considerarsi uno degli elementi essenziali del culto cristiano. '''E' prescritto che il contenuto del canto nell'ambito del culto debba essere ''esclusivamente'' la Parola ispirata di Dio, in particolare quella dei 150 Salmi''', che il Signore stesso ha posto al centro della Bibbia come l'innario del popolo di Dio di ogni tempo e paese.  
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Così come la riforma della chiesa deve eliminare dal proprio culto tutto ciò che non si conforma a quanto Dio ha comandato nella Sua Parola a suo riguardo, anche per quanto riguarda il contenuto del canto della chiesa riunita per il culto, essa deve eliminare tutto ciò che non sia il canto della pura Parola di Dio, in particolare che non sia soprattutto il canto dei Salmi biblici, così com'è stato prescritto ed esemplificato dal popolo di Dio nei tempi della Bibbia ed anche dal popolo di Dio fedele al mandato biblico attraverso la sua storia posteriore.
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== 1.Comandato nei Salmi stessi ==
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he question of whether the new covenant church should sing divinely inspired songs outside of the book of Psalms is dealt with below.)
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Il libro stesso dei Salmi contiene diversi comandi di esprimere la lode verso Dio attraverso i Salmi stessi. "Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE, acclamiamo alla rocca della nostra salvezza! Presentiamoci a lui con lodi, celebriamolo con salmi!" (Salmo 95:1-2) (n1), Si confronti pure: [http://www.laparola.net/testo.php?riferimento=salmi81:2;98:5;100:2;105:2 Salmo 81:2; 98:5; 100:2; 105:2]).
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    The Old Testament saints whom God used to write the Psalter wrote by the inspiration of the Holy Spirit. Note once again that prophetic inspiration and the writing of songs of praise go hand in hand. King David, whom the Bible calls a prophet (2 Chr. 29:25-30), wrote his songs by a special gift of the Holy Spirit (2 Sam. 23:1, 2; Ac. 1:16). The New Testament repeatedly refers to David as a prophet when it quotes his songs (cf. Mt. 22:43-44; Mk. 12:36; Ac. 1:16-17; 2:29-31; 4:24-25). The worship of the temple musicians and singers is referred to as prophecy in Scripture (1 Chr. 25:1-7). This designation, when applied to song content, obviously means that what they sang was the product of divine inspiration. Thus, the temple musicians and singers who were involved in writing songs for worship did so under the special operation of the Spirit. Heman (who was appointed by David as a worship leader of the sanctuary) is called a "seer" (1 Chr. 25:5) in Scripture; a term synonymous with the word "prophet." Bushell writes, "Prophetic titles and roles are consistently attributed to the chief temple musicians and singers. Asaph, for example, one of David’s principle musicians (1 Chr. 6:39; 15:17; 16:5 ff.; 2 Chr. 5:12), appointed by him over the service of song and by Solomon in the Temple service, is also called a 'seer' and placed alongside David as far as authority in Temple music is concerned (2 Chr. 29:30). Nor ought we to miss the significance of the fact that some 12 of the Old Testament Psalms (50, 73-83) are attributed to Asaph, thus confirming his role as a writer of inspired worship song. Jeduthun, another chief temple singer, is also called a 'seer' (2 Chr. 35:15; cf. 25:1; and Pss. 39, 62, and 77 titles)."14 The writing of worship songs in the Old Testament was so intimately connected with prophetic inspiration that 2 Kings 23:2 and 2 Chronicles 34:30 use the term "Levite" and "prophet" interchangeably. The worship of Jehovah is so important that nothing less than infallible Spirit-inspired lyrics are acceptable for praise in the church.
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== 2. La terminologia dei Salmi ==
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    James A. Kennedy writes, "What is praise? The word is derived from the word 'price.' But who knows God’s price or value? To prepare a complete and sufficient manual of praise one must know, on the one hand, all the divine excellences, for they are to be set forth in sufficient measure and due proportion; and, on the other hand, the whole range of human devotional feeling called forth by contemplating the divine perfections. But such vast knowledge is only possible to one to whom a divine revelation has been made. And to give adequate expression to this knowledge, divine inspiration is an absolute prerequisite…. God evidently deemed it necessary to have His praises prepared thus, for as a matter of fact He inspired David, Asaph, and others to compose them. And He never puts forth divine power unless it is necessary. God kept the manual of praise strictly under His control. Why should he be indifferent to this matter now? And why should we be put off without a divine book for this dispensation? Are we not as worthy of such a perfect book as the Old Testament Church?"15
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Che il libro dei Salmi sia espressamente designato da Dio per il canto nell'ambito del culto, è indicato dalla terminologia musicale presente nei titoli dei salmi stessi ed attraverso i Salmi. Vi si menziona infatti il capo dei musici, gli strumenti musicali da usarsi e le melodie prescritte. Si definiscono costantemente i Salmi come "canti, salmi (canti melodiosi) ed inni".  
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    There have been attempts (by opponents of exclusive Psalmody) to refute the assertion that divine inspiration was a requirement for the composition of worship songs to be used by the church. One author argues that the Scripture only requires theological accuracy in the composition of worship songs. The problem with his argument is that he does not offer any scriptural texts or examples to back up his claim—not one. Another author quotes several examples of worship songs that are not found in the book of Psalms as proof that divine inspiration was not necessary. The problem with this person’s argument is that every song he refers to was given by divine inspiration (e.g. Ex. 15:20-21; Jdg. 5; Is. 5:1; 26:1 ff.; Lk. 1:46 ff.; 1 Cor. 14:26). His own argument is self-refuting. Another author quotes from Isaiah 38:20 ("The Lord was ready to save me; therefore we will sing my songs with stringed instruments all the days of our life, in the house of the Lord") as proof that uninspired songs were used in public worship in the Old Testament era.16 This author assumes that since these songs, written by King Hezekiah, were never inscripturated into the canon, therefore they must be uninspired. This argument falls to the ground when we consider that many prophecies and inspired writings did not make it into our Bibles. (There are Old Testament prophets named of whom we have no surviving oracles. There is the missing letter of Paul to the Corinthians as well as the volumes of sayings, proverbs, and teachings that Christ spoke to His disciples, etc.). The fact that Hezekiah’s songs (except the one recorded in Is. 38) did not make it into our Bible does not tell us at all whether or not they were inspired. In fact, the passage under discussion, if anything, indicates that his songs were inspired. Note the transition from the singular ("me") to the plural ("we"). The king identifies himself with the Levitical choir of the Temple, which as noted above functioned as a musical prophetic guild. In any case, there certainly is not a shred of evidence that Hezekiah composed uninspired songs. That assertion is assumed, not proven.
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Sebbene sia vero che i Salmi possano essere semplicemente letti, pregati, recitati come una litania e così via, essi erano stati chiaramente intesi affinché il popolo di Dio li cantasse.
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    There are "Reformed" pastors who argue that the fact that every instance of worship song in the Bible is divinely inspired holds no significance for today’s church. They reason that since worship songs are in the Bible, which in itself is divinely inspired, they of necessity must also be inspired. This reasoning is fallacious for two reasons. First, the Bible contains many infallibly recorded statements of uninspired people speaking. The Bible records people lying, people with bad theology, and even Satan lying to Jesus. No one would argue that Satan’s lies were divinely inspired. Second, and even more significant, is the fact that the Holy Spirit emphasizes that worship songs came not from any one who decided to write a song, but only from seers and prophets. The only way to argue against the sole use of divinely inspired songs in the church is to abandon the regulative principle of worship, either explicitly or by subterfuge. Abandoning the scriptural laws of worship places one outside of Reformed Christianity (with regard to worship) and sets him squarely in the Episcopal, Lutheran, and Anabaptist camp.
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== 3. Esempi biblici del canto dei Salmi ==
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    6. The Bible teaches that the Psalms were sung for public and private worship in the apostolic church. The singing of divinely inspired songs in worship is not only an Old Testament worship ordinance, but also a new covenant era ordinance.
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Registrati nella Bibbia vi sono diversi esempi biblici storici di Salmi usati nel culto pubblico (cf. 1 Cronache 16; 2 Cronache 5:13; 20:21; 2 Samuele 1:18; 2 Cronache 5:13; 29:30; Esdra 3:11). Essi non erano solo cantati dal coro di Leviti di fronte al popolo di Dio, ma anche diligentemente insegnati alla "gente comune" (ad es. Esodo 15:1; 2 Samuele 1:18; 2 Cronache 23:13; Salmo 30:4; 137:1 ss.; Matteo 26:30; Giacomo 5:13).
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    In fact, it was Jesus Himself who specifically used the Psalms for praise when He introduced the New Testament ordinance of the Lord’s Supper. Both Matthew and Mark tell us that immediately after the institution of the Lord’s Supper Jesus and the apostles sang a hymn. "And when they had sung a hymn [lit. 'when they had hymned'], they went out to the Mount of Olives" (Mt. 26:30; cf. Mk. 14:24). The majority of commentators believe that the word "hymn" here refers to a Psalm or Psalms from the "Hallel" (i.e., Ps. 113-118). James Morison writes, "Or Psalm, as it is in the margin and the Geneva: or very literally, And when they had hymned (humnesantes). The word does not imply that it was but one hymn or psalm that was sung or chanted. And if the tradition, preserved among the Jews, is of any weight in such a matter, the hymning at the conclusion of the supper would embrace Psalms cxv., cxvi., cxviii., which constitute the second part of the Jewish Hallelujah, or Hallel, as they call it. The other part of the Hallel consisted of Psalms cxiii., cxiv., which it was customary to chant at the commencement of the feast."17 Matthew Henry points out (in his commentary on the passage) that if Jesus and the disciples had departed from the normal Jewish practice of singing the Psalms after the Paschal meal, it probably would have been recorded in the Gospel accounts, for it would have been a new practice. He then writes, "Singing of psalms is a gospel-ordinance. Christ’s removing the hymn from the close of the passover to the close of the Lord’s Supper, plainly intimates that he intended that ordinance should continue in his church, that, as it had not its birth with the ceremonial law, so it should not die with it."18 The Holy Spirit tells us that the Lord of glory sang Psalms at the institution of the Lord’s Supper. Bushell writes, "Psalmody and the Lord’s Supper are no more separable now than psalmody and the Passover ritual were in Old Testament times. There is thus no instance of Scripture that shows more clearly than this the abiding significance of the Old Testament Psalms for the New Testament Church."19 Does your church follow the example of Jesus Christ and the Apostles by singing the Spirit-inspired Psalms of Scripture whenever you partake of the body and blood of our precious Savior?
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== 4. I Salmi al centro della Bibbia e della vita cultuale del popolo di Dio ==
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    It is providential that when Jesus was about to enter the humiliation, torture, agony, abandonment, and darkness of Golgotha He had the words of victory upon His lips. "The stone which the builders rejected has become the chief cornerstone. This was the Lord’s doing; It is marvelous in our eyes. This is the day which the Lord has made; we will rejoice and be glad in it. Save now, I pray, O Lord; O Lord, I pray, send now prosperity. Blessed is he who comes in the name of the Lord! We have blessed you from the house of the Lord. God is the Lord, and He has given us light; bind the sacrifice with cords to the horns of the altar. You are my God, and I will praise You; You are my God, I will exalt You. Oh, give thanks to the Lord, for He is good! For His mercy endures forever" (Ps. 118:22-29). If the head of the church choose the Spirit-inspired Psalms for praise, comfort, and edification, should not His bride do likewise? Who are we to set aside the ordinance of the Son of God?
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Il fatto che Dio ha posto nel canone delle Scritture ispirate una collezione di 150 canti per il culto, prova di per sé stesso che Dio richiede che questi canti siano usati nel culto pubblico. Il Signore ci ha dato nelle Scritture un intero libro di Salmi ispirati e poi ci ha comandato: "Cantate i salmi".  
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Persino indipendentemente dalla questione se nel culto sia ammesso il canto di composizioni non ispirate, non è forse il massimo della follia e dell'empietà guardare, per così dire, il Signore in faccia e poi insistere di non avere alcun obbligo di cantarvi i Salmi che Egli ci ha fornito, quelli che Egli, nella Sua grazia, ci ha messo nelle mani? Il fatto stesso che un'ampia collezione di Salmi sia stata posta nel canone delle Scritture, senza alcun limite dimostrabile per il loro utilizzo, costituisce un comando divino di usare quell'intero libro nell'ambito del culto.
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== Atti 16:25 ==
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Se il Signore ci ha affidato, come ha fatto, il libro dei Salmi e ci comanda di cantare i Salmi, noi non abbiamo alcun diritto, senza ulteriori istruzioni, di escludere certi salmi da quelli che sono resi disponibili alla chiesa. Coloro che sostengono che porre un innario ispirato nel più bel mezzo del Canone non sia un fattore significativo e che non sia una chiara indicazione che Dio intendesse che essi fossero usati nel culto della chiesa, potrebbero altresì sostenere che la composizione del canone non fornisca alcun'indicazione specifica che i 66 libri ivi contenuti debbano essere usati quando la Parola di Dio è letta nel culto della chiesa.
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In Atti 16 Paolo e Sila vengono gettati in prigione (v. 24) dopo che una folla esagitata li denuncia alle autorità di Filippi con l'accusa di "turbare la città". Luca ci dice che ''"Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano"'' (v. 25). Il verbo tradotto con "cantavano inni" è lo stesso che viene usato per descrivere il canto dei Salmi in Matteo 26:30 e Marco 14:24. Dato il fatto che gli israeliti pii spesso imparavano a memoria i Salmi per uso devozionale, è verosimile che Paolo e Sila cantassero dal libro dei Salmi. Non sappiamo che cosa specificatamente cantassero, ma i Salmi di Davide sono stati da sempre particolarmente vicini al cuore dei sofferenti e dalle Scritture non risulta nulla che indicasse la presenza di altre collezioni di canti diverse dai Salmi biblici. Attraverso il canto essi non solo edificano e consolano sé stessi, ma forniscono una testimonianza ed una fonte di incoraggiamento agli altri prigionieri che ascoltano le loro preghiere e canti. Il pregare ed il cantare lodi a Dio non sembrano qui neppure essere due atti distinti (il testo letteralmente dice: "mentre pregavano cantavano lodi").
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== 5. Autorizzato solo il canto della Parola ispirata ==
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Un esame attento dei testi biblici che trattano dei canti usati nel culto e come siano stati composti i canti per il culto, rivela che Dio solo autorizza ed accetta per la lode che Gli è rivolta, solo canti ispirati. Se quando la Bibbia parla della fonte dei canti per il culto, essa rappresenta il testo come prodotto sotto ispirazione divina, allora l'ispirazione è pure una norma divina per questa ordinanza.
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Nella Bibbia vi sono così tanti esempi che mostrano lo stretto rapporto esistente fra il comporre per la chiesa canti di lode e l'ispirazione profetica, che è sorprendente come questo punto sia stato ignorato da coloro che asseriscono di attenersi al principio regolatore. C'è l'esempio della profetessa Miriam che, per divina ispirazione, compone un canto per celebrare la liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Abbiamo pure il canto ispirato di Debora, la profetessa (Giudici 5). Vi sono i canti ispirati dallo Spirito Santo del profeta Isaia (p. es. 5:1; 26:1ss, ecc.) come pure i canti ispirati di Maria  (Luca 1:46 ss). Se 1 Corinzi 14:26 si riferisce a cristiani che componevano canti per il culto pubblico, essi erano prodotti dall'immediata azione dello Spirito Santo.
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Ephesians 5:19 and Colossians 3:16
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I credenti dell'Antico Testamento che Dio utilizza per scrivere il Salterio, scrivono per ispirazione dello Spirito Santo. L'ispirazione profetica e la composizione di canti di lode vanno di pari passo. Il re Davide, che la Bibbia chiama un profeta (2 Cronache 29:25-30), scrive i suoi cantici per speciale dono dello Spirito Santo (2 Samuele 23:1,2; Atti 1:16). Il Nuovo Testamento fa ripetutamente riferimento a Davide come ad un profeta quando cita i suoi canti (cfr. Matteo 22:43-44; Marco 12:36; Atti 1:16-17; 2:29-31; 4:24-25). Il culto  dei musicisti e dei cantori del tempio è considerato nella Scrittura come profezia (1 Cronache 25:1-7). Questa designazione, quand'è applicata al contenuto dei canti, significa ovviamente che ciò che cantavano era frutto di ispirazione divina. Così, i musicisti ed i cantori del culto nel tempio che erano coinvolti nel comporre canti per il culto, lo facevano per speciale operazione dello Spirito. Eman (nominato da Davide come  conduttore del culto nel santuario, era chiamato "veggente del re" (1 Cronache 25:5) nella Scrittura, sinonimo del termine "profeta". Titoli e ruoli profetici sono costantemente attribuiti al capo dei musici del tempio ed ai cantori. Asaf, per esempio. uno dei principali musici di Davide (1 Cronache 6:39; 15:17; 16:5 ss.; 2 Cronache 5:12) da lui nominato al servizio del canto e da Salomone nel culto del tempio, è pure chiamato "veggente" e posto accanto a Davide in quanto autorità musicale nel tempio (2 Cronache 29:30). Non dovremmo neppure trascurare il significato del fatto che alcuni dei Salmi (50, 73-83) sono attribuiti ad Asaf, confermando così il suo ruolo come scrittore di canti ispirati per il culto. Jedutun, un altro dei cantori del tempio, è pure chiamato "veggente" (2 Cronache 35:15; cfr. 25:1, e Salmi 39, 62 e 77 titoli). La composizione di canti per il culto nell'Antico Testamento era così intimamente connessa all'ispirazione profetica che 2 Re 23:2 e 2 Cronache 34:40 usano il termine "Levita" e "profeta" in modo intercambiabile. Il culto di Jahvè è così importante che nulla di meno che testi infallibili ispirati dallo Spirito Santo sono accettabili per la lode nella chiesa.
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Two passages which are crucial to the exclusive Psalmody debate are Ephesians 5:19 and Colossians 3:16. These passages are important because they are used as proof texts by both exclusive Psalm singers and those who use uninspired hymns in worship. Paul writes, "And do not be drunk with wine, in which is dissipation; but be filled with the Spirit, speaking to one another in psalms and hymns and spiritual songs, singing and making melody in your heart to the Lord" (Eph. 5:18-19). "Let the word of Christ dwell in you richly in all wisdom, teaching and admonishing one another in psalms and hymns and spiritual songs, singing with grace in your hearts to the Lord" (Col. 3:16).
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Vi è chi sostiene che il fatto che tutti i canti nella Bibbia sa usarsi per il culto siano ispirati, non sia rilevante per la chiesa d'oggi. Essi affermano che dato che i canti in questione siano nella Bibbia, divinamente ispirata, ne consegua necessariamente che essi siano ispirati. Anche questo ragionamento non regge per due ragioni. In primo luogo, la Bibbia contiene la registrazione infallibile di molte frasi che come tali non sono ispirate. La Bibbia contiene frasi dette da alcune persone che mentivano, persone che sostenevano una cattiva teologia, anche ciò che Satana dice a Gesù. Nessuno sosterrebbe che le menzogne di Satana riportate nella Bibbia siano ispirate. In secondo luogo, e più importante ancora, è il fatto che lo Spirito Santo mette in rilievo come i canti da usarsi nel culto non provengano da persone che privatamente decidono di scrivere un canto, ma solo da veggenti e profeti. Il solo modo esistente per opporsi all'uso esclusivo di canti divinamente ispirati nella chiesa è quello di abbandonare il principio regolatore del culto, o esplicitamente o implicitamente. Abbandonare le leggi scritturali al riguardo del culto vuol dire rinnegare i principi della Riforma al riguardo del culto e porsi in un campo avverso.  
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    Before we consider the question of how these passages relate to public worship, we first will consider the question "what does Paul mean by psalms, hymns, and spiritual songs?" This question is very important, for many advocates of uninspired hymnody (who claim to adhere to the regulative principle) point to this passage as proof that uninspired hymns are permitted in public worship by God. When examining passages such as Ephesians 5:19 and Colossians 3:16, one should not make the common mistake of importing our modern meaning or usage of a word, such as hymn, into what Paul wrote over nineteen hundred years ago. When a person hears the word "hymn" today, he immediately thinks of the extra-biblical non-inspired hymns found in the pews of most churches. The only way to really determine what Paul meant by "psalms, hymns, and spiritual songs" is to determine how these terms were used by Greek-speaking Christians in the first century.
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== 6. I Salmi al centro del culto della chiesa apostolica ==
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    When interpreting religious terminology used by Paul in his epistles, there are certain rules of interpretation that should be followed. First, the religious thinking and worldview of the apostles was essentially from the Old Testament and Jesus Christ, not Greek heathenism. Therefore, when Paul discusses doctrine or worship, the first place to look for help in understanding religious terms is the Old Testament. We often find Hebrew expressions or terms expressed in koine Greek. Second, we must keep in mind that the churches that Paul founded in Asia consisted of converted Jews, Gentile proselytes to Old Testament Judaism (God-fearers) and Gentile pagans. These churches had a Greek version of the Old Testament called the Septuagint. When Paul expressed Old Testament ideas to a Greek-speaking audience, he would use the religious terminology of the Septuagint. If the terms hymns (humnois) and spiritual songs (odais pheumatikais) were defined within the New Testament, then looking to the Septuagint for the meaning of these words would be unnecessary. Given the fact, however, that these terms are rarely used in the New Testament and cannot be defined within their immediate context apart from a knowledge of the Old Testament, it would be exegetically irresponsible to ignore how these words are used in the Septuagint version of the Old Testament.
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La Bibbia insegna che i Salmi erano usati per il culto pubblico e privato nella chiesa apostolica. Il canto di canti divinamente ispirati non solo è un'ordinanza dell'Antico Testamento, ma anche un'ordinanza dell'era neotestamentaria.
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    When we examine the Septuagint, we find that the terms psalm (psalmos), hymn (humnos), and song (odee) used by Paul clearly refers to the Old Testament book of Psalms and not ancient or modern uninspired hymns or songs. Bushell writes: "Psalmos…occurs some 87 times in the Septuagint, some 78 of which are in the Psalms themselves, and 67 times in the psalm titles. It also forms the title to the Greek version of the psalter…. Humnos…occurs some 17 times in the Septuagint, 13 of which are in the Psalms, six times in the titles. In 2 Samuel, 1 & 2 Chronicles and Nehemiah there are some 16 examples in which the Psalms are called 'hymns' (humnoi) or 'songs' (odai) and the singing of them is called 'hymning' (humneo, humnodeo, humnesis). Odee…occurs some 80 times in the Septuagint, 45 of which are in the Psalms, 36 in the Psalm titles."25 In twelve Psalm titles we find both "psalm" and "song"; and, in two others we find "psalm" and "hymn." "Psalm seventy-six is designated 'psalm, hymn and song.' And at the end of the first seventy two psalms we read 'the hymns of David the son of Jesse are ended' (Ps. 72:20). In other words, there is no more reason to think that the Apostle referred to psalms when he said 'psalms,' than when he said 'hymns' and 'songs,' for all three were biblical terms for psalms in the book of psalms itself."26 To ignore how Paul’s audience would have understood these terms and how these terms are defined by the Bible; and then instead to import non-biblical modern meanings into these terms is exegetical malpractice.
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Di fatto è Gesù stesso ad usare specificatamente i Salmi per la lode quando Egli introduce l'ordinanza neotestamentaria della Cena del Signore. Sia Matteo che Marco ci dicono che immediatamente dopo l'istituzione della Cena del Signore Gesù e gli apostoli cantano un inno. ''"Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi"'' (Matteo 26:30; cfr. Marco 14:24). Letteralmente dice: "...e dopo aver inneggiato...". La maggioranza dei commentatori crede che il termine "inni" si riferisca al Salmo, o ai salmi detti "Hallel" (Salmi 113-118), pratica tipicamente ebraica in occasione della cena pasquale. E' improbabile che Gesù e gli apostoli si siano in questo caso allontanati dalle usanze del popolo di Dio senza affermarlo esplicitamente. Il fatto che Gesù includa il canto dei Salmi (quelli specifici) dopo l'istituzione della Santa Cena ne sanziona la loro prescrizione. Gesù e gli apostoli abbandonano altre leggi cerimoniali, ma non questa. La salmodia e la Cena del Signore non sono più separabili di quanto lo fossero nell'Antico Testamento il canto del Salmi e la Cena pasquale. Questo mostra chiaramente come i Salmi dell'Antico Testamento abbiano un valore permanente anche nel culto della Chiesa. La vostra chiesa segue l'esempio del Signore Gesù Cristo cantando i Salmi ispirati della Bibbia ogni qual volta condivide il pane ed il vino della Cena del Signore?
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    One of the most common objections against the idea that in Ephesians 5:19 and Colossians 3:16 Paul is speaking of the book of Psalms is that it would be absurd for apostle to say, "sing psalms, psalms, and psalms." This objection fails to consider the fact that a common literary method among the ancient Jews was to use a triadic form of expression to express an idea, act, or object. The Bible contains many examples of triadic expression. For example: Exodus 34:7—"iniquity and transgression and sin"; Deuteronomy 5:31 and 6:1—"commandments and statutes and judgements"; Matthew 22:37—"with all your heart, with all your soul, and with all your mind" (cf. Mk. 12:30; Lk. 10:27); Acts 2:22—"miracles and wonders and signs"; Ephesians 5:19 and Colossians 3:16—"psalms and hymns and spiritual songs." "The triadic distinction used by Paul would be readily understood by those familiar with their Hebrew OT Psalter or the Greek Septuagint, where the Psalm titles are differentiated psalms, hymns, and songs. This interpretation does justice to the analogy of Scripture, i.e. Scripture is its own best interpreter."27
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E' provvidenziale che quando Gesù entra nel momento cruciale della Sua passione (umiliazione, torture, agonia, abbandono e tenebre del Golgota, Egli avesse sulla bocca le parole degli antichi Salmi. ''" La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare.
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Questa è opera del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri. Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato; festeggiamo e rallegriamoci in esso. O SIGNORE, dacci la salvezza! O SIGNORE, facci prosperare! Benedetto colui che viene nel nome del SIGNORE. Noi vi benediciamo dalla casa del SIGNORE. Il SIGNORE è Dio e risplende su di noi; legate la vittima della solennità e portatela ai corni dell'altare.
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Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio Dio, io ti esalterò. Celebrate il SIGNORE, poiché è buono, perché la sua bontà dura in eterno"'' (Salmo 118:22-29). Se il Capo della Chiesa aveva scelto di cantare i Salmi ispirati da Dio per la lode, il conforto, e l'edificazione, non dovrebbe forse la Sua sposa fare altrettanto? Chi siamo noi per accantonare le ordinanze del Figlio di Dio?
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    The interpretation that says that "psalms, hymns, and spiritual songs" refers to the inspired book of Psalms also receives biblical support from the immediate context and grammar of these passages. In Colossians 3:16 we are exhorted: "Let the word of Christ dwell in you richly…." In this passage the word of Christ is very likely synonymous with the word of God. "In 1 Pet. 1:11 it is stated that 'the spirit of Christ' was in the Old Testament prophets and through them testified beforehand the sufferings of Christ and the glory which should follow. If, as is definitely stated, the Spirit of Christ testified these things through the prophets, then Christ was the real Author of those Scriptures. Prominent among those prophecies, which so testified concerning Christ, is the Book of Psalms, and therefore Christ is the Author of the Psalms."28 After Paul exhorts the Colossian church to let the word of Christ dwell in them richly, he immediately points them to the book of Psalms; a book which comprehends "most beautifully and briefly everything that is in the entire Bible;"29 a book far superior to any human devotional book, which Calvin called "an anatomy of all parts of the soul;"30 a book which is "a compendium of all divinity."31 Do we let the Scriptures, the word of Christ dwell within us when we sing uninspired human compositions in worship? No, we do not! If we are to sing and meditate upon the word of Christ, we must sing the songs that Christ has written by His Spirit—the book of Psalms.
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== 7. Atti 16:25 ==
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    The grammar also supports the contention that Paul was speaking of the book of Psalms. In our English Bibles the adjective "spiritual" only applies to the word songs ("spiritual songs"). In the Greek language, however, when an adjective immediately follows two or more nouns, it applies to all the preceding nouns. John Murray writes, "Why does the word pneumatikos [spiritual]32 qualify odais and not psalmois and hymnois? A reasonable answer to this question is that pneumatikais qualifies all three datives and that its gender (fem.) is due to attraction to the gender of the noun that is closest to it. Another distinct possibility, made particularly plausible by the omission of the copulative in Colossians 3:16, is that 'Spiritual songs' are the genus of which 'psalms' and 'hymns' are the species. This is the view of Meyer, for example. On either of these assumptions the psalms, hymns, and songs are all 'Spiritual' and therefore all inspired by the Holy Spirit. The bearing of this upon the question at issue is perfectly apparent. Uninspired hymns are immediately excluded."33 If one wants to argue that spiritual does not apply to psalms and hymns, then one must answer two pertinent questions. First, why would Paul insist on divine inspiration for songs, yet permit uninspired hymns? We can safely assume that Paul was not irrational. Second, given the fact that psalms refers to divinely inspired songs, it would be unscriptural not to apply spiritual to that term. Furthermore, since we have already established that psalms, hymns, and spiritual songs refer to the divinely inspired book of Psalms, it is only natural to apply spiritual to all three terms. Since the book of Psalms is composed of divinely inspired or spiritual psalms, hymns, and spiritual songs, we obey God only when we praise Him using the biblical Psalter; uninspired hymns do not meet the scriptural criteria for authorized praise.
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In Atti 16 Paolo e Sila vengono gettati in prigione (v. 24) dopo che una folla esagitata li denuncia alle autorità di Filippi con l'accusa di "turbare la città". Luca ci dice che ''"Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano"'' (v. 25). Il verbo tradotto con "cantavano inni" è lo stesso che viene usato per descrivere il canto dei Salmi in Matteo 26:30 e Marco 14:24. Gli israeliti pii spesso imparavano a memoria i Salmi per uso devozionale e i Salmi contengono espressamente "inni". Non abbiamo evidenza di altre raccolte di inni al tempo degli apostoli. E' verosimile, così, che Paolo e Sila cantassero degli inni contenuti nel libro dei Salmi. I Salmi di Davide sono stati da sempre particolarmente vicini al cuore dei sofferenti e il Signore stesso, morendo in croce, ne usa le espressioni. Attraverso il canto Paolo e Sila non solo edificavano e consolavano sé stessi in quelle circostanze, ma fornivano una testimonianza ed una fonte di incoraggiamento agli stessi altri prigionieri che ascoltano le loro preghiere e canti. Il pregare ed il cantare lodi a Dio non sembrano qui neppure essere due atti distinti (il testo letteralmente dice: "pregando cantavano lodi".
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    Another question that needs to be considered regarding these passages is: "Do these passages refer to formal public worship services or to informal Christian gatherings?" Since Paul is discussing the mutual edification of believers by singing inspired songs in private worship situations, it would be inconsistent on his part to allow uninspired songs in the more formal public worship settings. "What is proper or improper to be sung in one instance must be seen as proper or improper to be sung in the other. Worship is still worship, whatever its circumstances and regardless of the number of people involved."34 "If psalms, hymns, and spiritual songs are the limits of the material of songs in praise of God in less formal acts of worship, how much more are they the limits in more formal acts of worship?"35
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== 8. Efesini 5:19 e Colossesi 3:16 ==
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James 5:13
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Questi testi sono importanti perché sono usati come "testi probanti" sia da coloro che sostengono l'esclusività del canto dei Salmi nel culto, sia da coloro che ne ammettono l'uso di composizioni non ispirate. Paolo Scrive: ''"...parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore"'' (Efesini 5:19); ''"La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali"'' (Colossesi 3:16).
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James 5:13 says "Is anyone among you suffering? Let him pray. Is anyone cheerful? Let him sing psalms." The verb translated "sing psalms" in the KJV can also legitimately be translated "sing praise." The phrase "sing praise" (psalleto) itself does not identify the content of what is used to sing praise. Therefore, one must let Scripture interpret Scripture in order to determine its meaning. In Ephesians 5:19 and Colossians 3:16 the noun form of this word (psalmois) refers to the Old Testament Psalms. In 1 Corinthians 14, it refers either to Old Testament Psalms or to divinely inspired songs not preserved in the New Testament canon. In Romans 15:9, it is used in a citation from the Septuagint version of Psalm 18:49. This citation alludes to the Messiah praising God among the nations. When Christ praised Jehovah during his earthly ministry He used the Old Testament Psalms (cf. Mt. 26:30).
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Che cosa intende dire l'Apostolo con "salmi, inni e cantici spirituali"? Si tratta forse di tre diversi tipi di canti, solo il primo dei quali si riferisce ai Salmi ispirati, oppure, come noi sosteniamo e comproviamo, si tratta di espressioni che indicano tre diversi tipi di canti presenti ''all'interno del Salterio ispirato'' stesso? Di fatto è vera quest'ultima affermazione. Non dobbiamo presumere che ciò che noi ''oggi'' consideriamo un inno, fosse inteso anche al tempo di Paolo come canto composto da poeti e musicisti credenti in forma metrica a strofe separate (raccolto in libri posti sui banchi della chiesa), diverso dalle composizioni che nella Bibbia definiamo come "Salmi", e diverso ancora dai "cantici spirituali" intesi oggi frequentemente come "espressioni spontanee e ripetitive di lode e di adorazione suscitate dall'impulso della propria fede". Questa distinzione è del tutto moderna: bisogna identificare che cosa quest'espressione stesse a significare fra i cristiani di lingua greca del I secolo.
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    There is not a shred of biblical evidence that James 5:13 refers to uninspired praise. All the scriptural evidence points in the opposite direction: Spirit-inspired praise. Therefore, this passage cannot be used as a proof text for uninspired materials in worship.
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Per comprenderne il significato bisogna considerare diversi fattori: (1) il pensiero religioso e la concezione del mondo degli apostoli era imbevuta dall'Antico Testamento, che Gesù stesso aveva interpretato in continuità organica. Tutto ciò è ben distinto dalle concezioni e cultura religiosa del paganesimo. Quando l'apostolo Paolo, perciò, discute di dottrina e di culto, egli fa uso di termini e di concetti congruenti con la fede israelita nutrita dalle Scritture ebraiche. Benché egli si esprimesse in greco koiné, molte delle espressioni che usa sono trasposizioni letterali di quelle ebraiche. Si tratta di un greco fortemente influenzato dall'ebraismo. (2) Le chiese fondate da Paolo erano costituite da israeliti, proseliti del giudaismo ("timorati di Dio") e da persone d'estrazione pagana. Queste chiese facevano uso della versione greca delle Sacre Scritture ebraiche chiamata [http://it.wikipedia.org/wiki/Septuaginta Septuaginta]. Quando Paolo esprime idee veterotestamentarie ad un pubblico di lingua greca, egli fa uso della terminologia della Septuaginta. Quando così esaminiamo la Septuaginta, troviamo che i termini "salmi" (psalmos), "inni" (hymnos) e "cantici" (odee), essi fanno sempre riferimento al libro veterotestamentario dei Salmi, non a raccolte di canti diversi. "Psalmos" ricorre circa 87 volte nella Septuaginta, di cui 78 sono nei salmi stessi, e 67 volte nei titoli dei salmi. Esso pure forma il titolo della versione greca del salterio. "Hymnos" ricorre 17 volte nella septuaginta, 13 delle quali nei Salmi, sei volte nei titoli. In 2 Samuele, 1 e 2 Cronache e Neemia, vi sono circa 16 esempi in cui i salmi sono chiamati "inni" (hymnoi), o "cantici" (odai) ed il canto di questi è chiamato "inneggiare" (hymneo, hymnodeo, hymnesis). "Odee" ricorre 80 volte nella Septuaginta, 45 volte è nei Salmi, 36 nei titoli dei salmi. In dodici titoli di salmi troviamo sia "salmi" che "cantici", e in due altri troviamo "salmi" ed "inni". Il Salmo 76 è designato "Salmo di Asaf, canto". Alla fine dei primi 72 salmi leggiamo (nella Septuaginta: "ἐξέλιπον οἱ '''ὕμνοι''' δαυιδ τοῦ υἱοῦ ιεσσαι", cioè "qui finiscono gli inni di Davide figlio di Isai". In altre parole, non c'è maggior ragione di pensare che l'Apostolo si riferisse ai salmi quando dice "salmi" di quanto non dica riferendosi a "inni" e "cantici", perché tutti e tre sono termini biblici riferentisi ai Salmi del libro dei Salmi stesso. Ignorare il modo in cui l'uditorio originale avesse inteso, così, "salmi, inni e cantici" per importarvi il significato che noi diamo a questi termini, il meno che si possa dire è che è scorretto.
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1 Corinthians 14:15, 26
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Una delle obiezioni più comuni contro l'idea che in Efesini 5:19 e Colossesi 3:6 l'Apostolo stia parlando del libro dei Salmi è che sarebbe assurdo che egli dicesse "Cantate salmi, salmi e salmi". Questa obiezione, però, non considera il fatto che fra gli antichi ebrei era comune far uso di espressioni letterarie triplici per indicare una certa idea, atto o oggetto. La Bibbia contiene molti esempi di espressioni triadiche. Per esempio, Esodo 34:7 ''"...perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato"'', Deuteronomio 5:31 e 6:1 ''"io ti dirò tutti i comandamenti, tutte le leggi e le prescrizioni che insegnerai loro"'', Matteo 22:37 ''"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente"'' (cfr. Marco 12:30; Luca 10:27); Atti 2:22 ''"...uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni"'', e così pure in Efesini 5:19 e Colossesi 3:6: ''"salmi, inni e cantici spirituali"''. La distinzione triadica usata da Paolo sarebbe stata immediatamente comprensibile da un uditorio familiare con il salterio ebraico o la Septuaginta greca, dove appunto quelli che noi chiamiamo semplicemente "Salmi" erano indicati come: "salmi, inni e cantici spirituali". La Scrittura dev'essere l'interprete di sé stessa.
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In 1 Corinthians 14 Paul deals with revelatory gifts and the need for intelligibility in the assembly for the edification of the body. He also deals with the closely related issue of proper order in public worship. In this context Paul speaks of the praise as practiced at Corinth: "I will sing with the spirit, and I will also sing with the understanding" (v. 15), "Whenever you come together, each of you has a psalm, has a teaching, has a tongue, has a revelation, has an interpretation. Let all things be done for edification" (v. 26). Although there are writers who believe that these passages refer to Old Testament Psalms, the majority of interpreters believe that Paul is referring to a type of charismatic hymnody. That is, there were believers at Corinth who received songs of praise by the direct inspiration of the Holy Spirit. Whatever position one holds to regarding these passages, one thing is certain: divine inspiration was a prerequisite for writing worship songs at Corinth. Therefore, this passage cannot be used to support the uninspired hymnody practiced today. Since in God’s providence none of these inspired songs were inscripturated, their use was limited to the first century prior to the close of the canon.
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L'interpretazione che dice: "salmi, inni e cantici spirituali" si riferisce al libro ispirato dei Salmi pure riceve sostegno biblico dal contesto immediato e dalla grammatica di questi brani. In Colossesi 3:16 siamo così esortati: "La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente". In questo brano la "Parola di Cristo" è verosimilmente corrispondente a "Parola di Dio". In 1 Pietro 1:11 si afferma che "lo Spirito di Cristo" era nei profeti dell'Antico Testamento, ed attraverso di essi testimoniava delle future sofferenze del Cristo e della gloria che ne avrebbe seguito. Se lo Spirito di Cristo testimoniava di queste cose attraverso gli antichi profeti di Israele, allora Cristo era l'autore ultimo di quelle Scritture. Prominente fra queste profezie messianiche è il libro dei Salmi, e quindi si può dire che Cristo sia l'autore dei Salmi. Dopo che Paolo esorta i Colossesi a che la Parola di Cristo abiti in loro abbondantemente, egli immediatamente indica loro il libro dei Salmi, un libro che comprende in magnifica sintesi tutto l'insegnamento della Bibbia, un libro molto superiore a qualunque altro libro devozionale, che Calvino chiama: "Un'anatomia di tutte le parti dell'anima", "un compendio di tutta la teologia". Forse che lasciamo che le Scritture, la Parola di Cristo, abiti in noi abbondantemente quando, durante il culto, cantiamo composizioni umane che, per quanto riflettano l'insegnamento della Scrittura (cosa che non è sempre garantita), sono molto inferiori alle espressioni della Parola di Dio? No, certo che no. Se dobbiamo meditare e cantare la Parola di Cristo, dobbiamo cantare ciò che Cristo ha scritto attraverso il Suo Spirito nel libro dei Salmi.
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    These passages, however, are often used to raise a question regarding the sufficiency of the book of Psalms for praise in the new covenant era. If the book of Psalms is sufficient for praise in new covenant churches, then why were other inspired songs of praise used? These passages do not disprove exclusive Psalmody for two reasons. First, these passages do not refer to congregational singing, but rather to a single individual who speaks in tongues or prophecies while singing. Since the revelatory gifts have ceased, this practice is no longer a part of congregational worship. Second, the churches in the apostolic age had to function without a complete New Testament to interpret the Old Testament, thus direct revelation was needed. Bushell writes, "The Old Testament psalms are in a sense insufficient for the worship needs of the Church in this dispensation, but only in the sense that they require the interpretation of completed New Testament canon to be properly understood, used, and sung. God may well have given the Corinthians such charismatic songs to 'fill the gap' until this need was met. This was, in fact, what the charismatic gifts were all about. So the presence of charismatic singing in the early days of the Church cannot be offered as justification for composing new songs now, any more than the exercise of prophetic gifts in the same context can be seen as suggesting the need for new prophetic oracles in the present day."36 Furthermore, even if one accepts the interpretation that 1 Corinthians 14:15, 26 proves that churches today can sing other songs besides the book of Psalms, these passages would only permit the few inspired songs given in Scripture that are not in the book of Psalms and no others. When the revelatory gifts ceased with the death of the apostles, so did the possibility of divinely inspired hymnody.
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Anche la grammatica appoggia il fatto che Paolo qui parli del libro dei Salmi. Nelle nostre versioni italiane della Bibbia, l'aggettivo "spirituale" viene connesso al terzo elemento, "cantici spirituali", come se riguardasse solo quelli. Di fatto, in greco, quell'aggettivo riguarda anche gli altri due termini: salmi spirituali, inni spirituali, e cantici spirituali. Tutt'e tre i termini sono nel dativo femminile e per "spirituale" si intende "ispirato dallo Spirito (Santo)". Questo fa escludere immediatamente che l'aggettivo possa essere attribuito a composizioni umane non incluse nel canone biblico, composizioni che non possono essere equiparate agli scritti biblici come ispirata Parola di Dio. Molte composizioni umane sono di alto livello, compatibili con l'insegnamento biblico, composte da uomini e donne sospinti da autentica fede e dallo Spirito Santo. Queste ultime composizioni, però, non possono essere considerate propriamente "Parola di Dio" e quindi non possono essere considerate nemmeno "spirituali" in quel senso.
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The Hymns of the Apocalypse
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I Salmi dell'Antico Testamento, è vero, sono insufficienti per i bisogni della Chiesa in questa dispensazione, ma solo nel senso che essi richiedono di essere letti nell'ottica della rivelazione completata nel canone del Nuovo Testamento. Essi devono essere cantati nello spirito di ciò che si è compiuto nel Nuovo Testamento, nel quadro del suo insegnamento. Prima che fosse chiuso il Canone del Nuovo Testamento i primi cristiani si ritrovavano con un insegnamento necessariamente incompleto. Dio sovviene a questa loro mancanza attraverso i doni carismatici di rivelazione (profezie ed anche canti) che. con la predicazione apostolica, aprono loro il pieno significato dell'Antico Testamento. I doni carismatici speciali, però, cessano con la chiusura del Canone biblico e con la sua diffusione capillare. In presenza dell'insegnamento biblico completo i doni carismatici speciali cessano completamente perché non più necessari, e quindi cessano anche gli autentici "canti spirituali" suscitati dallo Spirito Santo. Allo stesso modo in cui a nessun profeta moderno possono essere attribuite caratteristiche di rivelazione tali da far equiparare le sue parole a quelle della Scrittura, così nessun "canto carismatico" moderno equivale ai "cantici spirituali" che troviamo nella Scrittura, certo anche al di là dei Salmi, ma sempre limitatamente all'ambito delle Sacre Scritture. Questo potrebbe anche autorizzare il cantare altri testi della Bibbia diversi dai Salmi, perché noi li riconosciamo ugualmente Parola di Dio, ma nulla più di quello.
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The Book of Revelation contains a number of examples of worship song (e.g., 4:8, 11; 5:9-13; 7:10-12; 11:17-18; 14:2-3; 15:3-4; 19:1, 2, 5, 8). A question that needs to be answered regarding these songs is: "Do these allusions to worship in heaven teach us anything regarding what we are to sing in public worship and how we are to conduct public worship at the present time?" No, they clearly do not.
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== 9. Gli inni dell'Apocalisse ==
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    The Book of Revelation is apocalyptic literature, and therefore was not meant to be a literal guide or pattern for public worship. If it was, we would all be Romanists, for Revelation describes an "altar" (6:9; 8:3, 5; 9:13; 11:1; 14:18; 16:7); "incense" (8:4); "trumpets" (1:10; 4:1; 8:13; 9:14); "harps" (5:8; 14:2; 15:2) and even the "ark of the covenant" (11:19). We also would have to be mystics, for Revelation has every creature, including birds, insects, jellyfish, and worms, etc., praising God (5:13). Apocalyptic literature uses figurative language and dramatic imagery to teach spiritual lessons. "The important thing in watching a drama is not the props, but the message they help to portray."37 "The Book of Revelation is filled to overflowing with obscure rites, with thrones and temples, and with a whole host of liturgical acts that cannot possibly relate to our own circumstances of worship. The attempt to derive elements of worship from such apocalyptic literature can only lead to liturgical chaos."38 Furthermore, even if one wanted to take the apocalyptic scenes of worship in heaven as normative for the church today, they still would not authorize the use of uninspired hymns, for the songs sung by the angels, four living creatures, and sinless heavenly saints "are in the nature of the case inspired compositions, proceeding as they do from heaven itself and the very throne and presence of God."39 But (as noted) the apocalyptic worship scenes with their altar, incense, harps, and other ceremonial images clearly cannot be applied to the new covenant church without Scripture contradicting itself, which is impossible.
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Il libro dell'Apocalisse contiene diversi esempi di canti nel contesto del culto (ad es. 4:8, 11; 5:9-13; 7:10-12; 11:17-18; 14:2-3; 15:3-4; 19:1, 2, 5, 8). La domanda che ci si pone di fronte ad essi è se questi canti ci possono insegnare qualcosa su ciò che dobbiamo cantare nel culto pubblico e su come oggi noi lo si debba condurre? La risposta è no.
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    Some writers appeal to the "new song" mentioned in Revelation 14:3 as scriptural authorization for the composing of "new songs" today. A study of this phrase in Scripture, however, will prove that the biblical phrase "new song" has nothing to do with composing new uninspired songs after the close of the canon.
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Si tratta di letteratura apocalittica che non era intesa essere letteralmente guida o modello del culto pubblico. Se lo fosse, saremmo tutti cattolici-romani, perché Apocalisse descrive un "altare" (6:9; 8:3, 5; 9:13; 11:1; 14:18; 16:7), "incenso" (8:4), "trombe" (1:10; 4:1; 8:13; 9:14), "arpe" (5:8; 14:2; 15:2) e persino l'Arca del patto (11:19). Dovremmo pure essere dei mistici, perché nell'Apocalisse non vi sono solo creature umane a rendere culto a Dio, ma anche uccelli, insetti, pesci, vermi ecc. (5:13). La letteratura apocalittica fa uso di linguaggio figurativo e di immagini molto forti per insegnarci lezioni spirituali. In una rappresentazione teatrale non sono importanti le scenografie di per sé stesse, ma il messaggio che vuole comunicare. Il libro dell'Apocalisse è pieno di oscuri rituali, con troni e templi, un'intera serie di atti liturgici che non hanno a che fare con le nostre circostanze cultuali. Il tentativo di importare elementi del culto dalla letteratura apocalittica può solo condurre al caos liturgico. Inoltre, anche se volessimo prendere le scene apocalittiche del culto celeste come modello per la chiesa oggi, ancora esse non autorizzerebbero l'uso di inni non ispirati, perché i canti che vi troviamo sono comunque composizioni ispirate che procedono dal cielo stesso, dal trono e dalla presenza di Dio. Come abbiamo notato, le scene del culto apocalittico con altare, incenso, arpe ed altri cerimoniali, non possono essere applicate alla chiesa del Nuovo Patto senza che le Scritture si contraddicano, e questo è impossibile.
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    The phrase "new song" in the Old Testament can refer to a song which has as its theme new mercies or new marvels of God’s power (e.g., 40:3; 98:1). But keep in mind that this phrase is only used to describe songs written under divine inspiration. This fact limits "new songs" to the inspired songs of the Bible. Since the phrase "new song" is only used to describe songs written by people who had the prophetic gift, and did not apply to just any Israelite, it therefore certainly does not apply to Isaac Watts, Charles Wesley, or any other uninspired hymn writer. Another meaning of "new song" refers not to a song describing new mercies, but rather to singing a song anew; that is, with a thankful, rejoicing heart; with a new impulse of gratitude. The song may in fact be very old, but as we apply the inspired song experimentally to our own situation, we sing it anew. This is probably the meaning of "sing a new song" in the Psalms, which use the phrase, yet do not discuss new mercies. For example, Psalm 33 uses the phrase "sing a new song," and then discusses general well-known doctrines: creation, providence, and hope and trust in God. Also, there is a sense in which all the Old Testament songs are "new songs" for the new covenant Christian, in that we sing the Psalms with an understanding and perspective unknown to Old Testament believers. Because of God’s expression of love in and by Christ, Jesus and the Apostle John can even refer to a well-known Old Testament commandment (Lev. 19:18) as a "new commandment" (Jn. 13:34; 1 Jn. 2:7; 2 Jn. 5).40
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'''Un "cantico nuovo?'''. Alcuni fanno appello al "cantico nuovo" menzionato in Apocalisse 14:3 come se fosse l'autorizzazione biblica a comporre oggi nuovi cantici... Se però studiamo come questa frase sia usata nella Scritture, vediamo come l'espressione "cantico nuovo" non ha nulla a che fare con la composizione di canti non ispirati dopo la chiusura del canone. L'espressione "cantico nuovo" nell'Antico Testamento può riferirsi ad un canto il cui contenuto sono nuove misericordie, o nuove meraviglie della potenza divina (ad es. 40:3; 98:1). Si rammenti, però, che questa espressione è usata per descrivere canti scritti sotto divina ispirazione. Questo fatto limita i "nuovi cantici" a quelli ispirati che si trovano nella Bibbia. Dato che l'espressione "cantico nuovo" è usata per descrivere canti scritti da persone dotate di doni profetici e non si applica a qualsiasi israelita, non si può applicarla a compositori dei nostri giorni, per quanto valenti e popolari possano essere. Un altro significato di "cantico nuovo" si riferisce non a canti che celebrano nuovi atti di misericordia, ma al cantare un canto con uno spirito nuovo, diverso, cioè con un cuore riconoscente e gioioso. Il canto può essere di antica composizione, quando però applichiamo il canto ispirato esperienzialmente alla nostra situazione, lo cantiamo in modo diverso da prima, nuovo. Questo è probabilmente il significato di "cantare un canto nuovo" nei Salmi che, specificatamente non menzionano nuove grazie. Per esempio, il Salmo 33:3 dice: "Cantategli un cantico nuovo,
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sonate bene e con gioia" e poi discute dottrine generali ben note, come creazione, provvidenza, speranza e fiducia in Dio. C'è poi un senso per il quale i canti dell'Antico Testamento diventano "cantici nuovi" per il cristiano, nel senso che cantiamo i Salmi in una prospettiva diversa da quella dei credenti nell'Antico Patto. E' in questo senso che Giovanni può dire che il comandamento dell'amore per il cristiano è "nuovo" pur essendo presente nell'Antico Testamento, perché ora lo vive nella prospettiva e con la forza di Cristo. (cfr. Levitico 19:18 con 1 Giovanni 2:7; 2 Giovanni 5).
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What About the Alleged Hymnic Fragments in the New Testament?
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== 10. I presunti frammenti di inni nel Nuovo Testamento ==
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A common method for arguing against exclusive Psalmody is to appeal to the existence of hymnic fragments within the New Testament. The existence of these hymnic fragments, we are told, teaches us that the apostolic church was engaged in hymn writing, and thus we also ought to compose our own hymns. The problem with this argument is that it is not based on solid scriptural evidence, but is basically the speculation of modernistic theologians and commentators. The Greek scholar Delling writes, "Attempts have been made to identify various primitive Christian hymns or hymnal fragments in the N.T. But such identifications must remain hypothetical, particularly as there is in the N.T. no attempt—and this is a point worth noting in itself—to use the Greek style of metrical hymns…. The pieces in the N.T. which take the form of praise are in general so little controlled by any discernable laws that for the most part judgement as to their character as hymns can claim only limited validity."41A study of the literature which speaks of these so-called hymnic fragments reveals that the methodology for determining what is and is not a hymn fragment is totally subjective and unreliable. Subjective speculation does not provide a biblical foundation for church practice, especially in light of the biblical evidence in favor of exclusive Psalmody. Furthermore, if hymnology flourished in the apostolic church, as many suppose, "it is indeed remarkable that not a single one of these hymns has survived intact outside the New Testament writings. Nor is there a single shred of undisputed historical evidence suggesting the use of such hymns in the Church in the second century. It is just as astounding that not a single one of these 'hymns' is identified as such in the New Testament writings themselves."42 Since Scripture never identifies the poetic or rhythmical passages as songs or hymns fragments, and since there is not a shred of evidence that these fragments were used for worship songs in the apostolic church, or even in the second century, we can refer to the hymn fragment argument against exclusive Psalmody as the grasping after invisible straws argument. </nowiki>
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Un metodo comune per respingere il concetto di Salmodia esclusiva è quello di fare appello all'esistenza di frammenti di inni nel Nuovo Testamento stesso. L'esistenza di questi frammenti di inni, ci vien detto, ci insegna che i credenti del Nuovo Testamento di fatto scrivessero nuovi inni da cantare nel culto. Il problema di questa argomentazione è che non si basa su solide evidenze scritturali, ma si tratta di speculazioni ed ipotesi di teologi ed esegeti moderni. Di fatto l'identificazione di tali "inni" è del tutto congetturale, ipotetica. Per lo più quelli che si riconoscono come tali non seguono le regole degli inni metrici del tempo, anzi, sembrano non corrispondere ad alcuna regola riconoscibile. I metodi usati per identificare questi "inni" sono largamente soggettivi. Se fosse fiorita un'innologia cristiana al tempo del Nuovo Testamento, è sorprendente come in esso nessuno di essi sia descritto come tale. Dato che la Scrittura non identifica mai i brani poetici o ritmici come canti o frammenti di canti, e dato che non esiste evidenza alcuna che essi fossero usati nel culto della chiesa apostolica o persino nel II secolo, possiamo ben considerare quest'argomentazione contraria alla salmodia esclusiva come un vero arrampicarsi sugli specchi.
== Note ==
== Note ==
* (n1) Così pure traduce la Riveduta e la Diodati, ma non la Nuova Diodati ["Veniamo alla sua presenza con lodi, celebriamolo con canti" (v. 2)] e nemmeno la CEI ["Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia" (94:2).
* (n1) Così pure traduce la Riveduta e la Diodati, ma non la Nuova Diodati ["Veniamo alla sua presenza con lodi, celebriamolo con canti" (v. 2)] e nemmeno la CEI ["Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia" (94:2).

Current revision as of 21:06, 20 September 2011

Contents

La testimonianza biblica

La precisa ordinanza del canto della Parola di Dio

La tradizione del canto e della musica "da chiesa" è oggi così consolidata e tanto presa per scontata come elemento qualificante del culto cristiano (secondo gli stili più diversi, antichi e moderni) e come valore culturale, che metterne in discussione la legittimità così come viene oggi praticata, può sembrare un'assurda eccentricità. Le esigenze della fedeltà al carattere normativo della Bibbia come espressione della volontà di Dio su ogni aspetto della nostra fede e della nostra condotta, però, devono essere considerate prevalenti su ogni altra considerazione. La chiesa cristiana deve essere sempre disposta a mettersi in discussione confrontandosi costantemente con la propria "carta costituzionale", gli scritti dell'Antico e del Nuovo Testamento, che essa confessa come Parola di Dio e norma della propria identità e vita. Contrariamente a quanto sembra prevalere oggi, non siamo noi a dover criticare la Bibbia, ma è la Bibbia che deve essere istanza critica della nostra fede e della nostra prassi.

Uno degli elementi caratterizzanti della chiesa cristiana è il suo culto, il culto che essa rende a Dio e che per essere quel che il Signore Gesù prescrive, vale a dire un culto "in spirito e verità", deve essere impostato secondo le precise disposizioni di Dio stesso e non come a noi sembra più opportuno o piace. Così come il popolo di Dio sotto l'Antico Testamento aveva ricevuto precise istruzioni a proposito del culto, così pure al popolo di Dio sotto il Nuovo Testamento non è concessa alcuna facoltà di uscire dai confini di quanto gli è stato comandato, è esemplificato o può essere dedotto dall'insegnamento e dalla pratica apostolica.

La proclamazione della Parola scritta di Dio sta al centro del culto cristiano.

  • Essa viene letta e poi spiegata ed applicata attraverso la predicazione,
  • rappresentata attraverso le ordinanze del Battesimo e della Cena del Signore,
  • come pure essa è cantata dalla comunità riunita per il culto.

E' così che il canto è da considerarsi uno degli elementi essenziali del culto cristiano. E' prescritto che il contenuto del canto nell'ambito del culto debba essere esclusivamente la Parola ispirata di Dio, in particolare quella dei 150 Salmi, che il Signore stesso ha posto al centro della Bibbia come l'innario del popolo di Dio di ogni tempo e paese.

Così come la riforma della chiesa deve eliminare dal proprio culto tutto ciò che non si conforma a quanto Dio ha comandato nella Sua Parola a suo riguardo, anche per quanto riguarda il contenuto del canto della chiesa riunita per il culto, essa deve eliminare tutto ciò che non sia il canto della pura Parola di Dio, in particolare che non sia soprattutto il canto dei Salmi biblici, così com'è stato prescritto ed esemplificato dal popolo di Dio nei tempi della Bibbia ed anche dal popolo di Dio fedele al mandato biblico attraverso la sua storia posteriore.

1.Comandato nei Salmi stessi

Il libro stesso dei Salmi contiene diversi comandi di esprimere la lode verso Dio attraverso i Salmi stessi. "Venite, cantiamo con gioia al SIGNORE, acclamiamo alla rocca della nostra salvezza! Presentiamoci a lui con lodi, celebriamolo con salmi!" (Salmo 95:1-2) (n1), Si confronti pure: Salmo 81:2; 98:5; 100:2; 105:2).

2. La terminologia dei Salmi

Che il libro dei Salmi sia espressamente designato da Dio per il canto nell'ambito del culto, è indicato dalla terminologia musicale presente nei titoli dei salmi stessi ed attraverso i Salmi. Vi si menziona infatti il capo dei musici, gli strumenti musicali da usarsi e le melodie prescritte. Si definiscono costantemente i Salmi come "canti, salmi (canti melodiosi) ed inni".

Sebbene sia vero che i Salmi possano essere semplicemente letti, pregati, recitati come una litania e così via, essi erano stati chiaramente intesi affinché il popolo di Dio li cantasse.

3. Esempi biblici del canto dei Salmi

Registrati nella Bibbia vi sono diversi esempi biblici storici di Salmi usati nel culto pubblico (cf. 1 Cronache 16; 2 Cronache 5:13; 20:21; 2 Samuele 1:18; 2 Cronache 5:13; 29:30; Esdra 3:11). Essi non erano solo cantati dal coro di Leviti di fronte al popolo di Dio, ma anche diligentemente insegnati alla "gente comune" (ad es. Esodo 15:1; 2 Samuele 1:18; 2 Cronache 23:13; Salmo 30:4; 137:1 ss.; Matteo 26:30; Giacomo 5:13).

4. I Salmi al centro della Bibbia e della vita cultuale del popolo di Dio

Il fatto che Dio ha posto nel canone delle Scritture ispirate una collezione di 150 canti per il culto, prova di per sé stesso che Dio richiede che questi canti siano usati nel culto pubblico. Il Signore ci ha dato nelle Scritture un intero libro di Salmi ispirati e poi ci ha comandato: "Cantate i salmi".

Persino indipendentemente dalla questione se nel culto sia ammesso il canto di composizioni non ispirate, non è forse il massimo della follia e dell'empietà guardare, per così dire, il Signore in faccia e poi insistere di non avere alcun obbligo di cantarvi i Salmi che Egli ci ha fornito, quelli che Egli, nella Sua grazia, ci ha messo nelle mani? Il fatto stesso che un'ampia collezione di Salmi sia stata posta nel canone delle Scritture, senza alcun limite dimostrabile per il loro utilizzo, costituisce un comando divino di usare quell'intero libro nell'ambito del culto.

Se il Signore ci ha affidato, come ha fatto, il libro dei Salmi e ci comanda di cantare i Salmi, noi non abbiamo alcun diritto, senza ulteriori istruzioni, di escludere certi salmi da quelli che sono resi disponibili alla chiesa. Coloro che sostengono che porre un innario ispirato nel più bel mezzo del Canone non sia un fattore significativo e che non sia una chiara indicazione che Dio intendesse che essi fossero usati nel culto della chiesa, potrebbero altresì sostenere che la composizione del canone non fornisca alcun'indicazione specifica che i 66 libri ivi contenuti debbano essere usati quando la Parola di Dio è letta nel culto della chiesa.

5. Autorizzato solo il canto della Parola ispirata

Un esame attento dei testi biblici che trattano dei canti usati nel culto e come siano stati composti i canti per il culto, rivela che Dio solo autorizza ed accetta per la lode che Gli è rivolta, solo canti ispirati. Se quando la Bibbia parla della fonte dei canti per il culto, essa rappresenta il testo come prodotto sotto ispirazione divina, allora l'ispirazione è pure una norma divina per questa ordinanza.

Nella Bibbia vi sono così tanti esempi che mostrano lo stretto rapporto esistente fra il comporre per la chiesa canti di lode e l'ispirazione profetica, che è sorprendente come questo punto sia stato ignorato da coloro che asseriscono di attenersi al principio regolatore. C'è l'esempio della profetessa Miriam che, per divina ispirazione, compone un canto per celebrare la liberazione di Israele dalla schiavitù d'Egitto. Abbiamo pure il canto ispirato di Debora, la profetessa (Giudici 5). Vi sono i canti ispirati dallo Spirito Santo del profeta Isaia (p. es. 5:1; 26:1ss, ecc.) come pure i canti ispirati di Maria (Luca 1:46 ss). Se 1 Corinzi 14:26 si riferisce a cristiani che componevano canti per il culto pubblico, essi erano prodotti dall'immediata azione dello Spirito Santo.

I credenti dell'Antico Testamento che Dio utilizza per scrivere il Salterio, scrivono per ispirazione dello Spirito Santo. L'ispirazione profetica e la composizione di canti di lode vanno di pari passo. Il re Davide, che la Bibbia chiama un profeta (2 Cronache 29:25-30), scrive i suoi cantici per speciale dono dello Spirito Santo (2 Samuele 23:1,2; Atti 1:16). Il Nuovo Testamento fa ripetutamente riferimento a Davide come ad un profeta quando cita i suoi canti (cfr. Matteo 22:43-44; Marco 12:36; Atti 1:16-17; 2:29-31; 4:24-25). Il culto dei musicisti e dei cantori del tempio è considerato nella Scrittura come profezia (1 Cronache 25:1-7). Questa designazione, quand'è applicata al contenuto dei canti, significa ovviamente che ciò che cantavano era frutto di ispirazione divina. Così, i musicisti ed i cantori del culto nel tempio che erano coinvolti nel comporre canti per il culto, lo facevano per speciale operazione dello Spirito. Eman (nominato da Davide come conduttore del culto nel santuario, era chiamato "veggente del re" (1 Cronache 25:5) nella Scrittura, sinonimo del termine "profeta". Titoli e ruoli profetici sono costantemente attribuiti al capo dei musici del tempio ed ai cantori. Asaf, per esempio. uno dei principali musici di Davide (1 Cronache 6:39; 15:17; 16:5 ss.; 2 Cronache 5:12) da lui nominato al servizio del canto e da Salomone nel culto del tempio, è pure chiamato "veggente" e posto accanto a Davide in quanto autorità musicale nel tempio (2 Cronache 29:30). Non dovremmo neppure trascurare il significato del fatto che alcuni dei Salmi (50, 73-83) sono attribuiti ad Asaf, confermando così il suo ruolo come scrittore di canti ispirati per il culto. Jedutun, un altro dei cantori del tempio, è pure chiamato "veggente" (2 Cronache 35:15; cfr. 25:1, e Salmi 39, 62 e 77 titoli). La composizione di canti per il culto nell'Antico Testamento era così intimamente connessa all'ispirazione profetica che 2 Re 23:2 e 2 Cronache 34:40 usano il termine "Levita" e "profeta" in modo intercambiabile. Il culto di Jahvè è così importante che nulla di meno che testi infallibili ispirati dallo Spirito Santo sono accettabili per la lode nella chiesa.

Vi è chi sostiene che il fatto che tutti i canti nella Bibbia sa usarsi per il culto siano ispirati, non sia rilevante per la chiesa d'oggi. Essi affermano che dato che i canti in questione siano nella Bibbia, divinamente ispirata, ne consegua necessariamente che essi siano ispirati. Anche questo ragionamento non regge per due ragioni. In primo luogo, la Bibbia contiene la registrazione infallibile di molte frasi che come tali non sono ispirate. La Bibbia contiene frasi dette da alcune persone che mentivano, persone che sostenevano una cattiva teologia, anche ciò che Satana dice a Gesù. Nessuno sosterrebbe che le menzogne di Satana riportate nella Bibbia siano ispirate. In secondo luogo, e più importante ancora, è il fatto che lo Spirito Santo mette in rilievo come i canti da usarsi nel culto non provengano da persone che privatamente decidono di scrivere un canto, ma solo da veggenti e profeti. Il solo modo esistente per opporsi all'uso esclusivo di canti divinamente ispirati nella chiesa è quello di abbandonare il principio regolatore del culto, o esplicitamente o implicitamente. Abbandonare le leggi scritturali al riguardo del culto vuol dire rinnegare i principi della Riforma al riguardo del culto e porsi in un campo avverso.

6. I Salmi al centro del culto della chiesa apostolica

La Bibbia insegna che i Salmi erano usati per il culto pubblico e privato nella chiesa apostolica. Il canto di canti divinamente ispirati non solo è un'ordinanza dell'Antico Testamento, ma anche un'ordinanza dell'era neotestamentaria.

Di fatto è Gesù stesso ad usare specificatamente i Salmi per la lode quando Egli introduce l'ordinanza neotestamentaria della Cena del Signore. Sia Matteo che Marco ci dicono che immediatamente dopo l'istituzione della Cena del Signore Gesù e gli apostoli cantano un inno. "Dopo che ebbero cantato l'inno, uscirono per andare al monte degli Ulivi" (Matteo 26:30; cfr. Marco 14:24). Letteralmente dice: "...e dopo aver inneggiato...". La maggioranza dei commentatori crede che il termine "inni" si riferisca al Salmo, o ai salmi detti "Hallel" (Salmi 113-118), pratica tipicamente ebraica in occasione della cena pasquale. E' improbabile che Gesù e gli apostoli si siano in questo caso allontanati dalle usanze del popolo di Dio senza affermarlo esplicitamente. Il fatto che Gesù includa il canto dei Salmi (quelli specifici) dopo l'istituzione della Santa Cena ne sanziona la loro prescrizione. Gesù e gli apostoli abbandonano altre leggi cerimoniali, ma non questa. La salmodia e la Cena del Signore non sono più separabili di quanto lo fossero nell'Antico Testamento il canto del Salmi e la Cena pasquale. Questo mostra chiaramente come i Salmi dell'Antico Testamento abbiano un valore permanente anche nel culto della Chiesa. La vostra chiesa segue l'esempio del Signore Gesù Cristo cantando i Salmi ispirati della Bibbia ogni qual volta condivide il pane ed il vino della Cena del Signore?

E' provvidenziale che quando Gesù entra nel momento cruciale della Sua passione (umiliazione, torture, agonia, abbandono e tenebre del Golgota, Egli avesse sulla bocca le parole degli antichi Salmi. " La pietra che i costruttori avevano disprezzata è divenuta la pietra angolare. Questa è opera del SIGNORE, è cosa meravigliosa agli occhi nostri. Questo è il giorno che il SIGNORE ci ha preparato; festeggiamo e rallegriamoci in esso. O SIGNORE, dacci la salvezza! O SIGNORE, facci prosperare! Benedetto colui che viene nel nome del SIGNORE. Noi vi benediciamo dalla casa del SIGNORE. Il SIGNORE è Dio e risplende su di noi; legate la vittima della solennità e portatela ai corni dell'altare. Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; tu sei il mio Dio, io ti esalterò. Celebrate il SIGNORE, poiché è buono, perché la sua bontà dura in eterno" (Salmo 118:22-29). Se il Capo della Chiesa aveva scelto di cantare i Salmi ispirati da Dio per la lode, il conforto, e l'edificazione, non dovrebbe forse la Sua sposa fare altrettanto? Chi siamo noi per accantonare le ordinanze del Figlio di Dio?

7. Atti 16:25

In Atti 16 Paolo e Sila vengono gettati in prigione (v. 24) dopo che una folla esagitata li denuncia alle autorità di Filippi con l'accusa di "turbare la città". Luca ci dice che "Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano" (v. 25). Il verbo tradotto con "cantavano inni" è lo stesso che viene usato per descrivere il canto dei Salmi in Matteo 26:30 e Marco 14:24. Gli israeliti pii spesso imparavano a memoria i Salmi per uso devozionale e i Salmi contengono espressamente "inni". Non abbiamo evidenza di altre raccolte di inni al tempo degli apostoli. E' verosimile, così, che Paolo e Sila cantassero degli inni contenuti nel libro dei Salmi. I Salmi di Davide sono stati da sempre particolarmente vicini al cuore dei sofferenti e il Signore stesso, morendo in croce, ne usa le espressioni. Attraverso il canto Paolo e Sila non solo edificavano e consolavano sé stessi in quelle circostanze, ma fornivano una testimonianza ed una fonte di incoraggiamento agli stessi altri prigionieri che ascoltano le loro preghiere e canti. Il pregare ed il cantare lodi a Dio non sembrano qui neppure essere due atti distinti (il testo letteralmente dice: "pregando cantavano lodi".

8. Efesini 5:19 e Colossesi 3:16

Questi testi sono importanti perché sono usati come "testi probanti" sia da coloro che sostengono l'esclusività del canto dei Salmi nel culto, sia da coloro che ne ammettono l'uso di composizioni non ispirate. Paolo Scrive: "...parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore" (Efesini 5:19); "La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali" (Colossesi 3:16).

Che cosa intende dire l'Apostolo con "salmi, inni e cantici spirituali"? Si tratta forse di tre diversi tipi di canti, solo il primo dei quali si riferisce ai Salmi ispirati, oppure, come noi sosteniamo e comproviamo, si tratta di espressioni che indicano tre diversi tipi di canti presenti all'interno del Salterio ispirato stesso? Di fatto è vera quest'ultima affermazione. Non dobbiamo presumere che ciò che noi oggi consideriamo un inno, fosse inteso anche al tempo di Paolo come canto composto da poeti e musicisti credenti in forma metrica a strofe separate (raccolto in libri posti sui banchi della chiesa), diverso dalle composizioni che nella Bibbia definiamo come "Salmi", e diverso ancora dai "cantici spirituali" intesi oggi frequentemente come "espressioni spontanee e ripetitive di lode e di adorazione suscitate dall'impulso della propria fede". Questa distinzione è del tutto moderna: bisogna identificare che cosa quest'espressione stesse a significare fra i cristiani di lingua greca del I secolo.

Per comprenderne il significato bisogna considerare diversi fattori: (1) il pensiero religioso e la concezione del mondo degli apostoli era imbevuta dall'Antico Testamento, che Gesù stesso aveva interpretato in continuità organica. Tutto ciò è ben distinto dalle concezioni e cultura religiosa del paganesimo. Quando l'apostolo Paolo, perciò, discute di dottrina e di culto, egli fa uso di termini e di concetti congruenti con la fede israelita nutrita dalle Scritture ebraiche. Benché egli si esprimesse in greco koiné, molte delle espressioni che usa sono trasposizioni letterali di quelle ebraiche. Si tratta di un greco fortemente influenzato dall'ebraismo. (2) Le chiese fondate da Paolo erano costituite da israeliti, proseliti del giudaismo ("timorati di Dio") e da persone d'estrazione pagana. Queste chiese facevano uso della versione greca delle Sacre Scritture ebraiche chiamata Septuaginta. Quando Paolo esprime idee veterotestamentarie ad un pubblico di lingua greca, egli fa uso della terminologia della Septuaginta. Quando così esaminiamo la Septuaginta, troviamo che i termini "salmi" (psalmos), "inni" (hymnos) e "cantici" (odee), essi fanno sempre riferimento al libro veterotestamentario dei Salmi, non a raccolte di canti diversi. "Psalmos" ricorre circa 87 volte nella Septuaginta, di cui 78 sono nei salmi stessi, e 67 volte nei titoli dei salmi. Esso pure forma il titolo della versione greca del salterio. "Hymnos" ricorre 17 volte nella septuaginta, 13 delle quali nei Salmi, sei volte nei titoli. In 2 Samuele, 1 e 2 Cronache e Neemia, vi sono circa 16 esempi in cui i salmi sono chiamati "inni" (hymnoi), o "cantici" (odai) ed il canto di questi è chiamato "inneggiare" (hymneo, hymnodeo, hymnesis). "Odee" ricorre 80 volte nella Septuaginta, 45 volte è nei Salmi, 36 nei titoli dei salmi. In dodici titoli di salmi troviamo sia "salmi" che "cantici", e in due altri troviamo "salmi" ed "inni". Il Salmo 76 è designato "Salmo di Asaf, canto". Alla fine dei primi 72 salmi leggiamo (nella Septuaginta: "ἐξέλιπον οἱ ὕμνοι δαυιδ τοῦ υἱοῦ ιεσσαι", cioè "qui finiscono gli inni di Davide figlio di Isai". In altre parole, non c'è maggior ragione di pensare che l'Apostolo si riferisse ai salmi quando dice "salmi" di quanto non dica riferendosi a "inni" e "cantici", perché tutti e tre sono termini biblici riferentisi ai Salmi del libro dei Salmi stesso. Ignorare il modo in cui l'uditorio originale avesse inteso, così, "salmi, inni e cantici" per importarvi il significato che noi diamo a questi termini, il meno che si possa dire è che è scorretto.

Una delle obiezioni più comuni contro l'idea che in Efesini 5:19 e Colossesi 3:6 l'Apostolo stia parlando del libro dei Salmi è che sarebbe assurdo che egli dicesse "Cantate salmi, salmi e salmi". Questa obiezione, però, non considera il fatto che fra gli antichi ebrei era comune far uso di espressioni letterarie triplici per indicare una certa idea, atto o oggetto. La Bibbia contiene molti esempi di espressioni triadiche. Per esempio, Esodo 34:7 "...perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato", Deuteronomio 5:31 e 6:1 "io ti dirò tutti i comandamenti, tutte le leggi e le prescrizioni che insegnerai loro", Matteo 22:37 "Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (cfr. Marco 12:30; Luca 10:27); Atti 2:22 "...uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni", e così pure in Efesini 5:19 e Colossesi 3:6: "salmi, inni e cantici spirituali". La distinzione triadica usata da Paolo sarebbe stata immediatamente comprensibile da un uditorio familiare con il salterio ebraico o la Septuaginta greca, dove appunto quelli che noi chiamiamo semplicemente "Salmi" erano indicati come: "salmi, inni e cantici spirituali". La Scrittura dev'essere l'interprete di sé stessa.

L'interpretazione che dice: "salmi, inni e cantici spirituali" si riferisce al libro ispirato dei Salmi pure riceve sostegno biblico dal contesto immediato e dalla grammatica di questi brani. In Colossesi 3:16 siamo così esortati: "La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente". In questo brano la "Parola di Cristo" è verosimilmente corrispondente a "Parola di Dio". In 1 Pietro 1:11 si afferma che "lo Spirito di Cristo" era nei profeti dell'Antico Testamento, ed attraverso di essi testimoniava delle future sofferenze del Cristo e della gloria che ne avrebbe seguito. Se lo Spirito di Cristo testimoniava di queste cose attraverso gli antichi profeti di Israele, allora Cristo era l'autore ultimo di quelle Scritture. Prominente fra queste profezie messianiche è il libro dei Salmi, e quindi si può dire che Cristo sia l'autore dei Salmi. Dopo che Paolo esorta i Colossesi a che la Parola di Cristo abiti in loro abbondantemente, egli immediatamente indica loro il libro dei Salmi, un libro che comprende in magnifica sintesi tutto l'insegnamento della Bibbia, un libro molto superiore a qualunque altro libro devozionale, che Calvino chiama: "Un'anatomia di tutte le parti dell'anima", "un compendio di tutta la teologia". Forse che lasciamo che le Scritture, la Parola di Cristo, abiti in noi abbondantemente quando, durante il culto, cantiamo composizioni umane che, per quanto riflettano l'insegnamento della Scrittura (cosa che non è sempre garantita), sono molto inferiori alle espressioni della Parola di Dio? No, certo che no. Se dobbiamo meditare e cantare la Parola di Cristo, dobbiamo cantare ciò che Cristo ha scritto attraverso il Suo Spirito nel libro dei Salmi.

Anche la grammatica appoggia il fatto che Paolo qui parli del libro dei Salmi. Nelle nostre versioni italiane della Bibbia, l'aggettivo "spirituale" viene connesso al terzo elemento, "cantici spirituali", come se riguardasse solo quelli. Di fatto, in greco, quell'aggettivo riguarda anche gli altri due termini: salmi spirituali, inni spirituali, e cantici spirituali. Tutt'e tre i termini sono nel dativo femminile e per "spirituale" si intende "ispirato dallo Spirito (Santo)". Questo fa escludere immediatamente che l'aggettivo possa essere attribuito a composizioni umane non incluse nel canone biblico, composizioni che non possono essere equiparate agli scritti biblici come ispirata Parola di Dio. Molte composizioni umane sono di alto livello, compatibili con l'insegnamento biblico, composte da uomini e donne sospinti da autentica fede e dallo Spirito Santo. Queste ultime composizioni, però, non possono essere considerate propriamente "Parola di Dio" e quindi non possono essere considerate nemmeno "spirituali" in quel senso.

I Salmi dell'Antico Testamento, è vero, sono insufficienti per i bisogni della Chiesa in questa dispensazione, ma solo nel senso che essi richiedono di essere letti nell'ottica della rivelazione completata nel canone del Nuovo Testamento. Essi devono essere cantati nello spirito di ciò che si è compiuto nel Nuovo Testamento, nel quadro del suo insegnamento. Prima che fosse chiuso il Canone del Nuovo Testamento i primi cristiani si ritrovavano con un insegnamento necessariamente incompleto. Dio sovviene a questa loro mancanza attraverso i doni carismatici di rivelazione (profezie ed anche canti) che. con la predicazione apostolica, aprono loro il pieno significato dell'Antico Testamento. I doni carismatici speciali, però, cessano con la chiusura del Canone biblico e con la sua diffusione capillare. In presenza dell'insegnamento biblico completo i doni carismatici speciali cessano completamente perché non più necessari, e quindi cessano anche gli autentici "canti spirituali" suscitati dallo Spirito Santo. Allo stesso modo in cui a nessun profeta moderno possono essere attribuite caratteristiche di rivelazione tali da far equiparare le sue parole a quelle della Scrittura, così nessun "canto carismatico" moderno equivale ai "cantici spirituali" che troviamo nella Scrittura, certo anche al di là dei Salmi, ma sempre limitatamente all'ambito delle Sacre Scritture. Questo potrebbe anche autorizzare il cantare altri testi della Bibbia diversi dai Salmi, perché noi li riconosciamo ugualmente Parola di Dio, ma nulla più di quello.

9. Gli inni dell'Apocalisse

Il libro dell'Apocalisse contiene diversi esempi di canti nel contesto del culto (ad es. 4:8, 11; 5:9-13; 7:10-12; 11:17-18; 14:2-3; 15:3-4; 19:1, 2, 5, 8). La domanda che ci si pone di fronte ad essi è se questi canti ci possono insegnare qualcosa su ciò che dobbiamo cantare nel culto pubblico e su come oggi noi lo si debba condurre? La risposta è no.

Si tratta di letteratura apocalittica che non era intesa essere letteralmente guida o modello del culto pubblico. Se lo fosse, saremmo tutti cattolici-romani, perché Apocalisse descrive un "altare" (6:9; 8:3, 5; 9:13; 11:1; 14:18; 16:7), "incenso" (8:4), "trombe" (1:10; 4:1; 8:13; 9:14), "arpe" (5:8; 14:2; 15:2) e persino l'Arca del patto (11:19). Dovremmo pure essere dei mistici, perché nell'Apocalisse non vi sono solo creature umane a rendere culto a Dio, ma anche uccelli, insetti, pesci, vermi ecc. (5:13). La letteratura apocalittica fa uso di linguaggio figurativo e di immagini molto forti per insegnarci lezioni spirituali. In una rappresentazione teatrale non sono importanti le scenografie di per sé stesse, ma il messaggio che vuole comunicare. Il libro dell'Apocalisse è pieno di oscuri rituali, con troni e templi, un'intera serie di atti liturgici che non hanno a che fare con le nostre circostanze cultuali. Il tentativo di importare elementi del culto dalla letteratura apocalittica può solo condurre al caos liturgico. Inoltre, anche se volessimo prendere le scene apocalittiche del culto celeste come modello per la chiesa oggi, ancora esse non autorizzerebbero l'uso di inni non ispirati, perché i canti che vi troviamo sono comunque composizioni ispirate che procedono dal cielo stesso, dal trono e dalla presenza di Dio. Come abbiamo notato, le scene del culto apocalittico con altare, incenso, arpe ed altri cerimoniali, non possono essere applicate alla chiesa del Nuovo Patto senza che le Scritture si contraddicano, e questo è impossibile.

Un "cantico nuovo?. Alcuni fanno appello al "cantico nuovo" menzionato in Apocalisse 14:3 come se fosse l'autorizzazione biblica a comporre oggi nuovi cantici... Se però studiamo come questa frase sia usata nella Scritture, vediamo come l'espressione "cantico nuovo" non ha nulla a che fare con la composizione di canti non ispirati dopo la chiusura del canone. L'espressione "cantico nuovo" nell'Antico Testamento può riferirsi ad un canto il cui contenuto sono nuove misericordie, o nuove meraviglie della potenza divina (ad es. 40:3; 98:1). Si rammenti, però, che questa espressione è usata per descrivere canti scritti sotto divina ispirazione. Questo fatto limita i "nuovi cantici" a quelli ispirati che si trovano nella Bibbia. Dato che l'espressione "cantico nuovo" è usata per descrivere canti scritti da persone dotate di doni profetici e non si applica a qualsiasi israelita, non si può applicarla a compositori dei nostri giorni, per quanto valenti e popolari possano essere. Un altro significato di "cantico nuovo" si riferisce non a canti che celebrano nuovi atti di misericordia, ma al cantare un canto con uno spirito nuovo, diverso, cioè con un cuore riconoscente e gioioso. Il canto può essere di antica composizione, quando però applichiamo il canto ispirato esperienzialmente alla nostra situazione, lo cantiamo in modo diverso da prima, nuovo. Questo è probabilmente il significato di "cantare un canto nuovo" nei Salmi che, specificatamente non menzionano nuove grazie. Per esempio, il Salmo 33:3 dice: "Cantategli un cantico nuovo, sonate bene e con gioia" e poi discute dottrine generali ben note, come creazione, provvidenza, speranza e fiducia in Dio. C'è poi un senso per il quale i canti dell'Antico Testamento diventano "cantici nuovi" per il cristiano, nel senso che cantiamo i Salmi in una prospettiva diversa da quella dei credenti nell'Antico Patto. E' in questo senso che Giovanni può dire che il comandamento dell'amore per il cristiano è "nuovo" pur essendo presente nell'Antico Testamento, perché ora lo vive nella prospettiva e con la forza di Cristo. (cfr. Levitico 19:18 con 1 Giovanni 2:7; 2 Giovanni 5).

10. I presunti frammenti di inni nel Nuovo Testamento

Un metodo comune per respingere il concetto di Salmodia esclusiva è quello di fare appello all'esistenza di frammenti di inni nel Nuovo Testamento stesso. L'esistenza di questi frammenti di inni, ci vien detto, ci insegna che i credenti del Nuovo Testamento di fatto scrivessero nuovi inni da cantare nel culto. Il problema di questa argomentazione è che non si basa su solide evidenze scritturali, ma si tratta di speculazioni ed ipotesi di teologi ed esegeti moderni. Di fatto l'identificazione di tali "inni" è del tutto congetturale, ipotetica. Per lo più quelli che si riconoscono come tali non seguono le regole degli inni metrici del tempo, anzi, sembrano non corrispondere ad alcuna regola riconoscibile. I metodi usati per identificare questi "inni" sono largamente soggettivi. Se fosse fiorita un'innologia cristiana al tempo del Nuovo Testamento, è sorprendente come in esso nessuno di essi sia descritto come tale. Dato che la Scrittura non identifica mai i brani poetici o ritmici come canti o frammenti di canti, e dato che non esiste evidenza alcuna che essi fossero usati nel culto della chiesa apostolica o persino nel II secolo, possiamo ben considerare quest'argomentazione contraria alla salmodia esclusiva come un vero arrampicarsi sugli specchi.

Note

  • (n1) Così pure traduce la Riveduta e la Diodati, ma non la Nuova Diodati ["Veniamo alla sua presenza con lodi, celebriamolo con canti" (v. 2)] e nemmeno la CEI ["Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia" (94:2).
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